di Stefano Montanari – Da uomo qualunque, io non so se la legge consente di dichiarare il senso di nausea che si prova, almeno a volte, al cospetto di un individuo zoologicamente classificato come Homo sapiens.
Per quanto mi riguarda, confesso di provare ribrezzo nei confronti di una lista di persone, e di questo mi assumo qualunque responsabilità, anche se il fenomeno avviene al di fuori della mia volontà e, dunque, non so bene come io possa esserne responsabile.
Ormai da anni, il primo posto lo occupa un tale Roberto Burioni, personaggio televisivo di cui non ho alcuna intenzione di ripercorrere le gesta. In ordine di tempo, l’ultimo tra i tanti attacchi di nausea me l’ha provocata la sua recentissima esternazione relativa ai “no-vax” che, secondo una citazione virgolettata, suona: “Propongo una colletta per pagare ai novax gli abbonamenti Netflix per quando dal 5 agosto saranno agli arresti domiciliari chiusi in casa come dei sorci”
Rivolgendosi a chi ha un quoziente intellettivo almeno “normale”, una cultura altrettanto “normale” e pari educazione, credo sia inutile commentare, vale a dire infierire su una manifestazione così mortificante di quello che, comunque, è un intelletto. Senza entrare nel buon gusto e in materie che competono alla famiglia dalla quale il soggetto esce, mi limito a ricordare come le condanne agli arresti domiciliari possano essere comminate solo da un giudice al termine di un regolare processo, e concernono esclusivamente il condannato. Pensare agli arresti domiciliari, per di più sine die, al di fuori di quelle fin troppo ovvie condizioni può essere solo la manifestazione della mente distorta di un ignorante.
Ad un’incollatura si piazza provvisoriamente una tale Ilaria Capua, su cui, come per Burioni, mi astengo dal ricordare le glorie. Nel caso specifico, si tratterebbe, come da virgolettato, di “una piccola franchigia, per non dire ticket” riguardante i costi “non sanitari” dell’ospedale: letto, biancheria, mensa, servizio di pulizia, utenze. Si tratterebbe di mille o duemila euro al giorno.” trattando dei famigerati “no-vax”, vale a dire di coloro che non intendono far parte della schiera delle cavie per una sperimentazione.
Evitando di entrare in ovvietà scientifiche che sono evidentemente estranee al personaggio e lasciando da parte qualunque giudizio morale, m’interrogo su quanto costei sia al corrente del fatto che i contribuenti dedicano, oltre tutto per obbligo, una non trascurabile frazione dei propri non sempre grassi introiti al pagare l’“assistenza sanitaria”, sostantivo e aggettivo che racchiudo tra virgolette. Insomma, ogni italiano paga il biglietto e, in sostanza, ha sottoscritto un contratto al quale si attiene. Se l’altro soggetto del contratto, in questo caso lo stato, non si attiene a quanto sottoscritto, commette inevitabilmente un reato, il che è, né più né meno, quanto propone questo ineffabile personaggio.
In un mondo normale, stavolta senza virgolette, episodi e figure del genere finirebbero in un ideale cestino dei rifiuti. Nel mondo di oggi, invece, cioè nella società che ci siamo lasciati crescere addosso per pigrizia e grazie a un’ignoranza coltivata con pazienza e determinazione, quelli sono i maestri di pensiero per un numero ragguardevole di persone. A questo punto, beati i vecchi come me, non lontani dalla dirittura d’arrivo. Ma che ne sarà dei nostri ragazzi?
Ora non ho nessuna intenzione né ho voglia di continuare con l’elenco delle mie nausee, ma posso assicurare che avrei materia per diverse pagine.
Stefano Montanari