Silvana De Mari: noi cafoni bifolchi che amiamo leader con pettinature bizzarre

di Silvana De Mari

Sono nata a Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, al centro di una zona detta dei Mazzoni. Con questa parola al plurale si indica la zona attorno a Capua, dove si allevano i bufali per fare la mozzarella, posto fatto di erba, bufali, qualche vigna: rispetto a noi quelli della Lucania sono il Greenwich Village.

La zona è stata descritta ufficialmente come paludosa, stepposa, malarica, abitata da una popolazione con una spumeggiante vivacità e che Benito Mussolini definì una piaga ( discorso dell’Ascensione, 27 maggio 1927). Non gli piacevamo.  I Borbone erano stati francamente più cortesi, ma la regione era troppo miserabile e squallida per diventare un marchesato, un baronato, qualcosa del genere ed era stata indicata col poco altisonante nome di Terra di Lavoro.

Noi dei Mazzoni quindi siamo il paradigma del cafone bifolco e quindi  i maggiori esperti mondiali sull’argomento.

A Santa Maria Capua Vetere i primi sindacati dei piccoli contadini e dei  braccianti, termini colti per bifolco e cafone, furono organizzati da zio Tonino, avvocato Antonio Indaco,  il fratello di mia nonna. Zio Tonino era socialista e antifascista, fu aggredito dalle camice nere che lo costrinsero a bere l’olio di ricino a casa sua, davanti ai suoi bambini, e poi finì anche in prigione. Dopo la guerra fu mio padre, socialista anche lui, avvocato Alberto De Mari che cercò di riorganizzare  i sindacati dei piccoli contadini e dei braccianti. I piccoli contadini e i braccianti sono anche detti bifolchi, cafoni e villani, termini che oltre alla loro professione indicano ignoranza e scarsa educazione, perché la conoscenza e l’educazione ce l’hanno quelli che fanno altri più lussuosi lavori. I tizi che lavorano la terra sono tizi che stanno chini sulle loro zappe e sui loro filari, quindi il collo resta esposto al sole e si arrossa. Negli Stati Uniti li chiamano dispregiativamente colli rossi, redneckers. Tutti i giornali liberal hanno sottolineato che hanno votato per Trump i redneckers dell’Ohio, vale a dire i bifolchi, i contadini, i poveri. L’Ohio, mi sembra di aver capito, deve essere un posto in America che corrisponde ai nostrani Mazzoni. Quindi hanno votato per Trump i poveri? I piccoli contadini e i braccianti? Quelli che ai loro tempi prima zio Tonino e poi mio padre avevano cercato di proteggere? I più de muniti, quelli col collo rosso, quelli che non sono andati a scuola se non il minimo indispensabile per guidare un trattore? Per questo sono disprezzabili? Per questo il loro voto non vale e dovrebbe loro essere tolto?

Ora ci spiegano che hanno votato per Boris Johnson “i più ignoranti”. I più ignoranti vuol dire i più poveri. C’è un parallelismo tra titolo di studio e guadagni. Salve le debite eccezioni, calciatori, cantanti, venditori di meta anfetamina e simili, chi ha titoli di studio più bassi guadagna meno, chi guadagna meno non sempre riesce a far fare scuole alte ai suoi figli, che quindi i poveri restano poveri.

Riassunto: i poveri sono disprezzabili. Hanno votato per Donald e per Boris perché:

  • Ai poveri e bifolchi piacciono i leader con pettinature bizzarre.
  • I poveri e i bifolchi non amano i leader magri.
  • I poveri e i bifolchi hanno l’incredibile sfrontatezza di dare il voto a quelli che giurano che si daranno da fare per proteggere loro. Sono infatti troppo ignoranti  per capire che devono dare il voto a chi di loro se ne infischia e fa l’interesse del “popolo” (ma un popolo che non sono loro) dando il matrimonio egualitario, il diritto all’eutanasia esteso anche ai bambini come Chialie Gard e Alfie Evans, e soprattutto il diritto all’Erasmus, anche a costo di spalancare le frontiere a chiunque voglia valicarle.
  • I poveri e i bifolchi non fanno l’Erasmus perché sono ignoranti e non hanno i quattrini per fare l’università. Motivo per cui restano ignoranti, e quindi dell’Erasmus non gliene importa un fico e non capiscono la perdita.
  • Dato che quelli che arrivano senza documenti poi vanno a vivere nei loro quartieri, arricchendoli di deliziosi sfumature culturali, i poveri e i bifolchi sono ottusamente a favore delle frontiere se non proprio chiuse per lo meno non del tutto spalancate.

A questo punto però resta qualche questione aperta.

  • Ma i poveri e i diseredati non doveva proteggerli la sinistra? Se non li protegge, non dovrebbe almeno calpestarli un po’ meno? Disprezzarli un po’ meno. Anche a Mussolini non piacevamo, ci siamo abituati, e in effetti ora che ci penso, anche Lenin odiava i contadini. Pure a Stalin non piacevano. Su quelli ucraini picchiò parecchio duro, ne sono morti circa 6 milioni, ma è stata una specie di prevenzione: così si è evitato che votassero prima i poi per gente sovrappeso con i capelli strani. Il potere da sempre odia i poveri e odia i contadini, perché sono le due categorie più maledettamente attaccate al reale, quelle a cui è sempre difficile far inghiottire la propaganda.
  • Tutti i tizi che hanno occupato le strade inglesi manifestando contro la Brexit, descritti come folle oceaniche di milioni e milioni di cittadini, chi accidenti erano? E perché non sono andati a votare?
  • Chi accidenti erano i giornalisti che hanno scambiato i quattro gatti che manifestavano contro la Brexit per folle oceaniche, e così ce li hanno descritti? Quanto prendono di stipendio?
  • Perché si continua a pagare uno stipendio a commentatori che, tutti, nessuno escluso, avevano previsto la sconfitta di Boris esattamente come avevano previsto la sconfitta di Trump?
  • Ma dopo la vittoria di Trump e di Johnson non doveva cadere il mondo? Il dollaro morto, la sterlina crollata, le borse inondate di lacrime con i computer in tilt per l’umido, i quattro Cavalieri dell’Apocalisse venuti a fare campeggio stabilmente sugli sciagurati lidi degli sciagurati leader sovranisti: non doveva essere questo il quadro? Come si calcola lo stipendio degli studiosi di economia politica che avevano previsto la morte dell’economia in seguito alla vittoria dei bifolchi votati dai bifolchi?

A proposito di Gran Bretagna, vorrei ricordare l’etimologia della parola snob.

Nasce dell’abbreviazione s.nob, sine nobilitate, senza nobiltà, che si metteva di fianco ai nomi degli studenti non di origine aristocratica nelle grandi università britanniche.

Snob quindi vuol dire senza nobiltà. Esiste anche un Manuale dello snob, di tali Antonius Moonen e Guya Parenzan, fondamentale per chi voglia smettere di essere un cafone bifolco ed elevarsi. Interessante lettura soprattutto per le ricette di cucina, tra cui il mitico consommé di balena.

Mettete due chili di filetto di balena in abbondante acqua salata con sedano e cipolla e fate cuocere per almeno tre ore. Se avete fatto l’imperdonabile leggerezza  di perdervi la stagione della caccia alla balena, potete sostituire con la foca. Se la foca non è fresca, ma essiccata dovete prolungare la cotture di quaranta minuti, che potrete trascorrere mentre sorseggiate il vostro champagne millesimato nel vostro giardino di inverno.

Tanto, tranquilli, Hillary Clinton è sempre in tesa ai sondaggi.

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