Aldo Moro, dopo 40 anni ancora tanti enigmi sull’omicidio

Roma, 9 maggio 1978. In via Caetani, nel bagagliaio di una Renault 4 rossa, viene trovato il cadavere di Aldo Moro. Lo statista, per 55 giorni ostaggio delle Brigate Rosse, era stato sequestrato in via Fani il 16 marzo. Oggi, a 40 anni di distanza, l’omicidio dell’allora presidente della Democrazia Cristiana rimane ancora uno dei punti più tragici e oscuri della storia dell’Italia del Dopoguerra.
Il ritrovamento del cadavere

Alle 12.30 del 9 maggio 1978 il telefono squilla a casa del professor Francesco Tritto, un assistente universitario di Moro. “Pronto, chi parla?”. “Sono il dottor Nicolai”, risponde una voce giovane. A chiamare è in realtà Valerio Morucci, uomo delle Brigate Rosse: “Lei deve comunicare alla famiglia che troveranno il corpo dell’onorevole Aldo Moro in via Caetani. Lì c’è una R4 rossa. I primi numeri di targa sono N5”. Via Caetani non è una scelta casuale: vicina sia alla sede nazionale della Democrazia Cristiana di piazza del Gesù, sia alla sede del Partito Comunista Italiano di via delle Botteghe Oscure. Lì, nel bagagliaio della Renault, giace il cadavere dell’uomo che simboleggiava il possibile “compromesso storico” tra le due massime potenze politiche italiane dell’epoca. Un compromesso storico che le Br avevano deciso di combattere e soffocare nel sangue. Poche ore prima Moro, che aveva 61 anni, era stato ucciso con una scarica di proiettili nel petto.

Le domande sul caso Moro sono molteplici. La procura di Firenze ha deciso di aprire un fascicolo conoscitivo sulle parole dell’ex Br Barbara Balzerani, mentre sempre a Roma ci sono diversi altri segmenti di indagine aperti da tempo. C’è il fascicolo nato a seguito delle dichiarazioni rese nel 2016 nel carcere di Parma dall’ex boss della Nuova Camorra Organizzata, Raffaele Cutolo, che ai pm romani rivelò che avrebbe potuto salvare Moro se un contrordine proveniente da Roma non avesse fatto saltare il progetto.

Non mancano anche gli scenari “stranieri”, evocati dalla stessa Commissione Moro che nella sua relazione scrive: “Il rapimento e l’omicidio di Aldo Moro non appaiono affatto come una pagina puramente interna dell’eversione di sinistra, ma acquisiscono una rilevante dimensione internazionale”. Le ipotesi, così come le teorie complottiste, sono molte. Ciò che è certo è che dopo quel 9 maggio, senza Moro, il cosiddetto compromesso storico iniziò la corsa verso il definitivo accantonamento. Così come iniziò il declino delle Brigate Rosse, che grazie alla linea della fermezza non furono mai legittimate e cominciarono a disgregarsi. Ma a caro prezzo: lo Stato non era riuscito (o aveva rinunciato) a salvare uno dei suoi più importanti rappresentanti.  https://tg24.sky.it

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