LâItalia a testa alta. La sconfitta dello straniero. La Patria e i suoi confini.
1918, Quattro novembre. A centâanni dalla Vittoria lo Stato se ne ricorderĂ con qualche messaggio istituzionale e poi calerĂ il sipario. I centomila Caduti di Redipuglia si commemorano con una preghiera e ci rivediamo lâanno successivo.
E chissĂ a scuola che cosa si insegna.
Una Storia da raccontare, invece. Ma chi doveva non lo ha fatto. Eppure è gloria della Nazione.
Gli stessi partiti hanno fatto un poâ dâammuina; lâunica a credere nel dovere del Ricordo, ma anche nella mobilitazione, è stata Giorgia Meloni, che non ha caso ha promosso per oggi una serie di manifestazioni dal titolo âNon passa lo stranieroâ.
A Roma, alle 11,45, Fratelli dâItalia si ritroverĂ con la sua leader in via Bergamini, davanti alla sede di Autostrade per lâItalia. SovranitĂ e infrastrutture strategiche per lâItalia. Il nuovo nemico, lo straniero di oggi, è chi ci nega diritti. Il movimento guidato da Giorgia Meloni saraâ impegnato, da Nord a Sud, su tutto il territorio in manifestazioni davanti ad alcuni luoghi simbolo âper difendere la sovranitaâ nazionale dai nuovi ânemiciâ dellâItalia: lo strapotere della burocrazia Ue, la finanza speculativa e le agenzie di rating, la mafia cinese e nigeriana, lâislamizzazione e lâimmigrazione incontrollata, le multinazionali straniere che acquistano le aziende nazionali, lâinvasione di prodotti agroalimentari esteri che danneggiano il Made in Italy.
Su questi temi si svilupperanno iniziative in tutta Italia.
Al porto di Bari a tutela dei prodotti agricoli nazionali, che scontano lâinvasione da oltreconfine.
Davanti alla sede di un cooperativa di Biella, che sfrutta il lavoro gratuito degli immigrati che ospita nei suoi centri di accoglienza.
A Brescia, dove viveva la povera Hina, la ragazza pakistana assassinata dal padre per i suoi comportamenti âoccidentaliâ.
A Frosinone, contro la vendita della Magneti Marelli allo straniero, una multinazionale giapponese.
A Macerata, per chiuderne simbolicamente il centro storico alle mafie dâimportazione, in particolare quella nigeriana e in generale alla criminalitĂ che ci invade da fuori.
A Milano, contro Moodyâs, per contestarne le ingerenze sulle politiche sovrane degli Stati.
A Napoli, al Vomero, a tutela delle botteghe storiche dal dilagare delle attivitĂ cinesi.
A Prato, con il tricolore, anche liâ in una vera e propria enclave cinese, a Montemurlo, dove proliferano illegalitĂ e falso Made in Italy.
A Ragusa, davanti al porto di Pozzallo. Qui entra grano straniero e recentemente sono state sequestrate ben cinquemila tonnellate di grano kazako piene di muffa.
E ancora a Terni, contro la svendita delle acciaierie, e nel sud della Sardegna, per contrastare lâimportazione di carni dallâestero. E in cento altri comuni con analoghe situazioni.
Siâ, la Patria è ancora in pericolo, ma ci sono troppi che fingono di non accorgersene.
Câè bisogno di tornare a rialzare una bandiera tricolore nel nome dellâItalia, stanca di subire unâinvasione che umilia i nostri connazionali.
Anche qui si gioca la sfida della sovranitĂ .

