Si moltiplicano i segnali di una crisi  mal gestita che va precipitando: su Bloomberg, un grafico mostra una nuova accelerazione della fuga dei capitali dal nostro paese, segno di una crescente sfiducia nella tenuta del progetto dell’euro e anche di un timore diffuso per la crisi bancaria. Capitali che abbandonano l’Italia e vanno in Germania. VOCI DALL’ESTERO
di Mark Whitehouse, 17 Ottobre 2016
L’Italia seguirà l’esempio britannico e uscirà dall’Unione Europea? Per quanto possa sembrare inverosimile, i flussi di capitale fanno pensare che qualcuno non se ne stia lì ad attendere gli eventi.
Per tenere in equilibrio i conti della zona euro, le banche centrali europee monitorano i flussi di denaro tra i membri dell’unione monetaria. Se, per esempio, un depositante trasferisce 100 euro dall’Italia alla Germania, la Banca d’Italia registra una passività presso l’Eurosistema e la Bundesbank registra un credito. Se una banca centrale inizia ad accumulare velocemente passività , questo tende ad essere un segno di fuga di capitali.
Ultimamente, la Banca d’Italia ha cominciato ad accumulare un sacco di debiti verso l’Eurosistema. Alla fine di settembre ammontavano a circa 354 miliardi di euro, 118 miliardi in più rispetto all’anno precedente – e 78 miliardi in più dalla fine di maggio, prima che i britannici votassero per uscire dalla UE.  Il deflusso non è notevole come durante la crisi del debito sovrano del 2012, ma è comunque significativo. Il beneficiario principale sembra essere la Germania, che ha visto i suoi crediti verso l’Eurosistema aumentare di 160 miliardi nel corso dell’ultimo anno. Ecco un grafico che mostra i flussi cumulativi nel corso di sei mesi tra l’Italia e la Germania e il resto della zona euro:
Votano con i soldi

Variazioni nei saldi della banca centrale presso l’Eurosistema degli ultimi sei mesi, in miliardi di euro
Perché accelera il deflusso di capitali dall’Italia? Una spiegazione è che la gente è preoccupata per lo stato delle banche del paese, che stanno soffrendo le conseguenze della crisi del credito, del malgoverno e del nuovo sistema di sorveglianza della zona euro che rende difficili i salvataggi. Un’altra spiegazione è politica: il primo ministro italiano Matteo Renzi ha legato le sue sorti al referendum di dicembre sulla riforma costituzionale che, se viene bocciata, potrebbe rafforzare gli avversari che vogliono giungere a un voto sulla permanenza dell’Italia nella moneta comune, un elemento chiave della più ampia unione. In tale contesto, non è sorprendente che alcuni depositanti preferiscano non tenere euro italiani, data la possibilità che alla fine possano essere convertiti in lire.
In ogni caso, la fuga di capitali non è certo segno di fiducia nel progetto europeo – cosa che i leader europei dovranno tenere a mente nel momento in cui andranno a negoziare i termini dell’uscita della Gran Bretagna.

