Spari a gommone, il ferito: la polizia libica ci voleva derubare. Lo scafista: non è vero

 

L’immigrato morto durante una sparatoria al largo della Libia lunedi’ e’ stato colpito al cuore da un colpo di arma da guerra di grosso calibro a carica singola, che ha procurato una lesione toracica penetrante. Lo riferisce la Squadfra mobile di Ragusa, che ha arrestato i due scafisti del gommone bersagliato dagli spari. Uno di loro ha dichiarato che il natante e’ stato avvicinato da persone che si sono qualificate come polizia libica e che hanno aperto il fuoco.

Oltre alla vittima, che aveva 32 anni, nelle sparatoria c’e’ stato anche un ferito, un giovane ghanese. Secondo la testimonianza da lui resa al suo arrivo nell’ospedale di Agrigento nella stessa giornata di lunedi’, gli agenti libici avrebbero tentato di rapinare i passeggeri del gommone e alla loro reazione hanno esploso vari colpi contro gli immigrati per poi allontanarsi in direzione della costa.

Secondo il racconto dello scafista, la motovedetta libica si sarebbe avvicinata al gommone intimando di invertire la rotta. Non ci sarebbe stata dunque la tentata rapina di cui ha parlato il ferito. “Siamo stati avvicinati da un gommone che aveva una grossa mitragliatrice a prua, condotto da alcuni in uniforme ed altri in abiti civili. Ci hanno detto che erano della polizia libica e che dovevamo invertire la rotta e tornare in Libia“, ha raccontato alla polizia uno dei due scafisti fermati, che sono entrambi originari del Gambia, Jobis Jammeh, 21 anni, Mohammed Lamin Jawneh, 32 anni. “Ho proseguito senza ottemperare all’ordine e loro ci hanno speronato.

Uno dei libici diceva Stop, Stop, poi ha imbracciato un grosso fucile ed ha esploso tre colpi, uno in aria, uno diretto a me, ma ha ucciso un mio connazionale, e un altro ha ferito il mio aiutante addetto alla bussola e al satellitare”, ha dichiarato ancora lo scafista, che in questo modo ha coinvolto il ferito, indicandolo come un suo complice. Il gommone, sul quale si trovavano altri 106 immigrati, era stato soccorso poi dalla nave “Dignity I”, assistita da Medici senza frontiere, che era giunta al porto di Pozzallo (Ragusa) martedi’ mattina. Il ferito era stato invece prelevato da un elicottero e condotto prima a Lampedusa e poi all’ospedale San Giovanni Di Dio di Agrigento. Le sue condizioni non sono gravi: e’ stato raggiunto da un solo proiettile, a un polpaccio. (AGI) .

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