28 agosto – Gli agenti del Federal Bureau of Investigations (Fbi) stanno investigando su un attacco hacker compiuto a danno della banca JPMorgan Chase verso la metà di questo agosto. L’infiltrazione, che secondo fonti citate dal Wall Street Journal rappresenta una “significativa violazione” delle sicurezza informatica della società , potrebbe ricondursi a una ritorsione del governo russo contro le sanzioni imposte da Washington per il conflitto in Ucraina. I cyber-criminali sono entrati in possesso di un ampio numero di dati sensibili per la banca. L’aggressione ha interessato un secondo istituto, che non è ancora stato reso noto dalle indagini.
Secondo le ricostruzioni emerse finora, l’attacco è stato innescato da un malware: i “software maligni”, come i virus, creati con la funzione esclusiva di danneggiare un sistema informatico. I sospetti su un coinvolgimento di Mosca sono avvalorati dal clima di tensione che ha dominato negli ultimi mesi i rapporti tra Usa, Europa e Cremlino, con l’imposizione reciproca di embargo e restrizioni nei rapporti commerciali. In particolare, la stessa JPMorgan aveva attirato su di sé le ire delle autorità russe bloccando un pagamento effettuato dall’ambasciata russa a una banca americana sotto sanzione. In ogni caso, il materiale e lo svolgimento dell’aggressione sono talmente intricati che l’Fbi sembra non escludere l’azione di singoli hacker – comunque provenienti dalla Russia o da altri Paesi dell’Europa orientale.
“Le società delle nostre dimensioni, purtroppo, affrontano cyber-attacchi praticamente tutti i giorni – ha dichiarato ai media americani una portavoce di JPMorgan -. Abbiamo uno strato multiplo di difesa per contrattaccare qualsiasi minaccia e tenere costantemente sott’occhio le frodi”. La Russia era già ricorsa a strategie simili in occasioni di altre crisi internazionali. Ai tempi dei conflitti con Estonia e Georgia, hacker reclutati dal Cremlino avevano indebolito il sistema di difesa e comunicazione con infiltrazioni nei siti web governativi. tiscali
