Carlotta Zavattiero
Le lobby del Vaticano
Casa editrice Chiarelettere
Un libro che mancava. Il racconto dall’interno dei principali movimenti che si contendono potere e prestigio nella Chiesa. Non solo. Questi movimenti, di cui l’autrice traccia la storia e l’incredibile ascesa, appoggiata dal Vaticano, sono anche un’occasione per capire quanto la politica italiana sia dominata dal mondo cattolico più integralista. I movimenti raccontati in questo libro, insieme ai loro leader carismatici, rappresentano una delle sfide più ardue per il nuovo papa.
Carlotta Zavattiero, giornalista e scrittrice, collabora con il Corriere della sera. È autrice di diversi libri, tra i quali ricordiamo Giorgio Perlasca. Un italiano scomodo (Chiarelettere 2010), Lo Stato bisca (2010) e Poveri padri (2012), pubblicati da Ponte alle Grazie.
INTERVISTA A CARLOTTA ZAVATTIERO, MERCOLEDI’ 12 FEBBRAIO 2014 (a cura di Luca Balduzzi)
Da che cosa ha avuto origine la proliferazione di associazioni/gruppi/movimenti laicali che caratterizza la Chiesa dei giorni nostri?
È la diretta conseguenza dei cambiamenti stabiliti dal Concilio Vaticano II. In quel contesto il concetto del “popolo di Dio” si è allargato includendo anche i laici, nuovi attori protagonisti nella Chiesa. Questa impostazione si è poi radicata nei vari pontificati.
Qual è stato l’atteggiamento assunto dai differenti Pontefici post conciliari nei confronti di questi movimenti?
I movimenti hanno avuto modo di crescere in tempi relativamente brevi, in sordina, ma costantemente, e alcuni, come l’Opus Dei, molto prima del Concilio Vaticano II. Poi non è stato più possibile ignorarli, la Chiesa si è trovata di fronte al fatto compiuto e ne ha approvato gli statuti. Per alcuni di essi, come i neocatecumenali, il processo di riconoscimento è stato particolarmente lungo e faticoso. L’accettazione ufficiale deriva dal fatto che tali movimenti erano visti come una soluzione allo svuotamento del serbatoio dei fedeli che si allontanavano dalla Chiesa: per questo erano funzionali. La loro massima fioritura si è avuta sotto Giovanni Paolo II che li considerava “la primavera della Chiesa”.
Come mai la posizione di Giovanni Paolo II verso questi movimenti è stata così diversa rispetto a quella dei suoi predecessori Giovanni XXIII e Paolo VI, e di Benedetto XVI?
Wojtyla è stato il papa più “politico” di quelli appena citati: l’attentato contro di lui mirava a colpire più il capo di uno Stato che una autorità religiosa. Wojtyla era ossessionato dal comunismo, acerrimo nemico da combattere con ogni mezzo. Analoghe posizioni, non solo ideologiche, rendono il legame fra tali movimenti e il papa polacco molto forte: l’identità di questi gruppi travalica la mera essenza religiosa per assumere connotati di natura politica, educativa, finanziaria ed economica.
Quali sono alcuni esempi di interessi particolari dei movimenti che hanno frenato il magistero dei diversi Pontefici, e che potrebbero rallentare/impedire la riforma della Chiesa immaginata da Papa Francesco?
Alcuni di questi gruppi, Opus Dei, Legionari di Cristo, Comunione e liberazione rappresentano gli interessi di una parte della Chiesa che si è allontanata dalla sua vera missione e per cui contano il carrierismo, i profitti economici, il potere. Tuttavia esiste un’altra Chiesa rappresentativa di una moltitudine di fedeli che non appartengono alle élites sociali. È la Chiesa per cui parla ora Bergoglio, una Chiesa per i poveri, vicina alla gente comune. Questi movimenti hanno sempre un interesse particolare, il proprio, basti pensare che sono i titolari di capitali non “ecumenici”, di ricchezze destinate solo ai loro adepti. Sono tutti movimenti fortemente concentrati su se stessi, chiusi, lontani dall’apertura auspicata dall’attuale pontefice. Per i cattolici progressisti non rappresentano la primavera, ma l’inverno della Chiesa.
Non sono solamente i non credenti ad esprimere dissenso per certe situazioni, ma anche fedeli ed ecclesiastici…
La sensazione di qualunque cattolico che entra in contatto con questi gruppi anche solo per capirli è una sensazione di estraneità. Non ti coinvolgono, senti che sei considerato un cattolico di serie B, si percepisce distintamente -e te lo fanno capire- che appartengono ad un altro mondo nel quale puoi essere accettato solamente se ci si arrende incondizionatamente a tutti i loro precetti. Questo è difficile da accettare sia per i fedeli che per gli stessi ecclesiastici.
Molti appartenenti a questi movimenti sono uomini di governo e impegnati in politica… anche in questo campo gli interessi particolari dei movimenti hanno frenato la riforma e lo sviluppo del Paese?
Le lobby del Vaticano descrive anche la storia e l’ascesa di ciascun fondatore perché sapere come ragiona un certo leader fa capire come si interviene nel mondo per concretizzare un determinato pensiero. Si capisce un comunista studiando Marx, si capiscono i neocatecumenali se si conosce il misterioso Kiko Argüello, si capiscono i focolarini se si ha un’idea del pensiero di Chiara Lubich. E così via per ogni fondatore. Sono movimenti reazionari, non progressisti, con un’unica concezione della famiglia, quella tradizionale, ostili nei confronti delle istanze più moderne della società. Chi appartiene a qualcuno di questi movimenti per forza di cose ne è influenzato e sarebbe un apprezzabile gesto di onestà intellettuale comunicare il grado di vicinanza ad essi. È giusto che il cattolico tradizionale e ancora di più il laico sappiano con chi hanno a che fare specie se l’adepto è impegnato in politica, nella cosa pubblica. Ma la ritrosia a palesarsi è sempre molto forte: da cosa deriva? È così necessaria se, come dicono, agiscono sempre per il bene della Chiesa e della società?