21 dic – Natale fa rima con presepe. Si fa nelle case, spesso mamma e babbo con i figli. E c’è chi aspetta il 24 notte per mettere Gesù bambino nella mangiatoia di Betlemme. Si fa, in piccolo, negli uffici. E si fa anche nella sede della direzione regionale Inps, a Firenze. E scoppia il caso sindacale. Sì, perché in questo caso il presepe in questione è “sormontato dalla foto dei due militari italiani fermati in India e da uno slogan in cui si auspica la loro immediata liberazione”. Lo scrive la Cgil, secondo cui “che in un ufficio pubblico si possa allestire qualsiasi cosa abbia a che fare con un credo religioso è già materia dibattuta, ma abbinare a questo un proclama politico è evidentemente un’offesa”.
CGIL – “Non si tratta di schierarsi contro o a favore del rientro in Italia dei due marò – scrive la Cgil – ma cosa ha a che fare questo con il rispetto di una tradizione religiosa? Predisporre un simile allestimento, discutibile anche dal punto di vista estetico, è quantomeno improprio per un ufficio pubblico. Il rinnovare (dopo un anno) l’appello alla liberazione di due connazionali coinvolti in una vicenda controversa è palesemente un segnale politico, che viene imposto dalla dirigenza Inps”.
INPS – Il direttore regionale dell’Inps, Fabio Vitale, definisce “ideologica” la nota della Cgil. “Sono rimasto basito – spiega – quel presepe è un’espressione di solidarietà a due nostri connazionali ingiustamente detenuti e un augurio che possano presto tornare a casa. Sono responsabile di un ufficio pubblico, dietro la mia scrivania ci sono la foto del Presidente Napolitano, la bandiera tricolore e il crocifisso. Quella foto sul presepe è un modo per ricordare a tutti questa situazione controversa e ancora sospesa”.
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