Kyenge a Parma: “Investire in accoglienza è una ricchezza, garantire alloggi”

kyen2 dic – Un Testo Unico sull’asilo. Dovrebbe divenire realtà nel nostro Paese tra gennaio e febbraio, grazie al recepimento di tutte le direttive dell’Unione Europea. Lo ha annunciato  il ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge concludendo i lavori del convegno nazionale “Italia terra d’asilo” che – organizzato dalla locale Ausl – si è svolto a Parma, presso la Sala Aurea della Camera di commercio (via Verdi 2/a). “Investire in accoglienza e inclusione sociale – ha spiegato il Ministro – è una ricchezza per il futuro perché si investe in una nuova cittadinanza”.

Durante il convegno sono state discusse le proposte del Comitato scientifico del convegno, che sistematizzando le buone pratiche realizzate in diverse realtà territoriali, tra cui Parma, intendono innescare quei mutamenti importanti promossi dalle Direttive europee. “Le proposte presentate oggi – ha commentato il ministro Kyenge – sono molto importanti e da cogliere. Ho apprezzato molto il lavoro competente approfondito del Comitato scientifico di questo convegno, che ringrazio per quanto ha fatto”.

Importanti anche le proposte sul fronte sociale. Appare necessario – sostiene il Comitato scientifico – garantire l’effettivo diritto di accesso a tutti i beneficiari di protezione internazionale a misure di accoglienza, percorsi di graduale inserimento sociale, scongiurando la caduta in circuiti di marginalità sociale. L’accesso all’accoglienza dei beneficiari di protezione internazionale deve essere inquadrato come un diritto del soggetto e non come mera possibilità nell’ambito dei posti disponibili.

Il Comitato ritiene inoltre importante che nel recepire la Direttiva 2011/95/UE vengano inserite misure per prevenire discriminazioni nei confronti dei beneficiari di protezione internazionale e per garantire loro pari opportunità nell’accesso agli alloggi; le norme sull’inserimento lavorativo delle persone disabili o svantaggiate si applichino anche ai titolari di protezione internazionale che appartengano ad una delle categorie delle persone vulnerabili; i beneficiari di protezione internazionali siano inclusi per un periodo di due anni nelle categorie dei lavoratori svantaggiati indicati nella legge sulle cooperative sociali; i centri per l’impiego elaborino e attuino apposite iniziative  di sostegno al lavoro rivolte ai beneficiari di protezione internazionale; venga disciplinato il riconoscimento dell’equipollenza dei titoli di studio e professionali.

La media annua di domande d’asilo in Italia si aggira attorno alle 18mila unità. In Emilia-Romagna – raccontano i dati delle nove Questure – si è registrata una crescita pari al 14% dalle 3.914 del 2011 alle 4.476 dell’anno successivo. In provincia di Parma – sempre secondo i dati della Questura – i permessi di soggiorno a fine 2011 erano 559 (446 uomini e 113 donne): 201 per protezione sussidiaria, 186 come rifugiati, 164 per richiesta d’asilo (di cui 9 con possibilità di svolgere attività lavorativa), 4 per motivi umanitari e 4 in base alla Convenzione di Dublino.

Durante il convegno sono stati presentati, tra l’altro, il ruolo dei servizi territoriali sanitari e sociali nei percorsi di integrazione nei titolari di protezione con particolare riferimento alle esperienze realizzate dallo Spazio salute immigrati dell’Ausl, Ciac onlus e CISS Parma.

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