Meglio un artigiano vivo, che un laureato morto

22 febbr – In un recente comunicato la Confartigianato, prendendo in esame ben sessantotto mestieri, ha rilevato che in Italia esistono alcune figure professionali pressoché introvabili come gli installatori di infissi e serramenti, i panettieri, i pastai, i tessitori, i gelatai, i sarti, i parrucchieri, i cuochi, i saldatori e altri.

Di pari passo, Paola Mastrocola, nel suo Togliamo il disturbo, edito da Guanda  denuncia una certa abitudine ormai consolidata tra i genitori di far frequentare a tutti i costi la scuola, (magari il liceo) e poi l’università, ai propri figli.

La tesi della Mastrocola è chiara: lo studio è una scelta, non un obbligo.  “Non tutti vogliono studiare. Non tutti nascono soldati o sacerdoti o studiosi. C’è anche chi nasce fabbro, panettiere, meccanico, fotografo. Perché torciamo i giovani? Perché obblighiamo tutti a studiare?â€Â  In questo modo sbagliamo due volte perchè anche chi è realmente vocato allo studio, talvolta con questa <<scuola di massa>> viene disincentivato a farlo.

La Mastrocola è perentoria: “bisognerebbe dare ai giovani la libertà di non studiare. Se non vogliono farlo, che non lo faccianoâ€, cioè occorre superare l’equivoco della scuola dell’obbligo.

In passato ciò aveva un senso perché c’era il gravissimo problema dell’analfabetismo, bisognava aiutare i ragazzi delle famiglie meno abbienti, “con l’istruzione avrebbero potuto migliorare le proprie condizioni future, accedendo a professioni migliori rispetto a quelle dei padriâ€. L’idea era buona! Ma oggi bisogna fare chiarezza: “una cosa è l’obbligo scolastico (o formativo che dir si voglia), un’altra cosa è l’obbligo, tutto nuovo, tutto neo-global-capitalistico, di andare al liceo,  all’università”, e poi tutti diventare sociologi,  esperti in comunicazione, avvocati,  etc etc.

“Oggi il panorama è cambiato. Noi pensiamo sempre alla scuola come a una opportunità per i poveri, deboli e svantaggiatiâ€. Non è più così, “una volta era lo Stato che obbligava le famiglie a mandare i figli a scuola, adesso è la famiglia che ‘obbliga’ i propri figli ad andare controvoglia a scuolaâ€.

Un secondo macigno che la professoressa torinese invita a superare è il vilipendio del lavoro manuale.

Molti  pensano che il lavoro manuale, artigianale, tecnico-pratico, sia cosa vile, umiliante, degradante.  In pratica c’è l’idea che “se un ragazzo invece di andare al liceo va a fare pratica in una falegnameria, sia un mediocreâ€.

Ma tutto questo non basta, occorre che avvenga una rivoluzione nella nostra testa. “Dovremmo recuperare stima e ammirazione per chi è capace di costruire un tavolo, assistere un anziano, tagliare un vestito, rieducare un arto, produrre un cioccolatino, riparare un motore, un computer, un ferro da stiroâ€.

Paradossalmente per la Mastrocola, proprio oggi che tutti studiano, quasi nessuno è più capace di studiare.  E così ci ritroviamo ragazzi non preparati culturalmente e quindi neanche pronti al lavoro, ma solo al “posto di lavoro“.

Da queste scuole sforniamo i “qualcosisti†come li chiama Giuseppe De Rita: “sono i nostri giovani, un intero esercito di persone che hanno studiato ‘qualcosina’ fino a venticinque anni e alla fine non sanno niente a volte non sanno neanche che cosa hanno studiato a fareâ€.

Dobbiamo dire grazie a gente come la Mastrocola perchè ha fatto ripartire il dibattito sui nuovi percorsi di studio. Nobilitare le nostre scuole tecniche, professionali e artigianali è ormai molto di più che un semplice obiettivo.

Alessandro Pagano – Domenico Bonvegna