La notte prima del Mes, così Pd e Renzi hanno umiliato i grillini

Pd e Grillini, più le poltrone che le idee. Più le convenienze che le convinzioni. Ci sarebbe voluta davvero la diretta streaming per far vivere ai militanti Cinquestelle la notte di passione che ha preceduto il voto sull’ordine del giorno Meloni contro il Mes. Ma basta mettere insieme le indiscrezioni e si comprende che il retroscena è fatto di minacce e retromarce che hanno mortificato il gruppo dirigente grillino. Dal racconto delle nostre diverse fonti emerge l’umiliazione – principalmente da parte del Pd, ma anche di Renzi che arrotava ben bene il coltellaccio – di chi voleva restare fedele al programma elettorale.

Fiano, il Pd più scatenato contro i grillini – Il più scatenato di tutti, nel rivendicare il ruolo del Pd nel no pentastellato all’ordine del giorno è stato Emanuele Fiano, che si è comportato da autentico gradasso nei confronti dei colleghi deputati appartenenti al partito alleato. Più suddito che alleato, per la verità.

Qualche esponente di governo ha tentato – nella notte prima del voto d’aula a Montecitorio – di rimediare con una riformulazione del testo Meloni che andasse bene anche a Fratelli d’Italia. Negli uffici di governo le urla si sono sprecate. E del resto, con Di Maio che ormai le ingoia tutte pur di non muoversi dalla seggiola ministeriale, gli spazi di manovra erano ben pochi.

Carta canta villan dorme e lo dimostra il tabulato del voto. Perché alla prova del pulsante sono stato sette i deputati pentastellati che si sono espressi a favore dell’ordine del giorno della presidente di Fratelli d’Italia. Che prima del voto aveva addirittura proposto di togliere la propria firma per sostituirla con uno di loro per toglierli da un incomprensibile imbarazzo.

Poi, ci sono state altre sorprese, che non erano state ancora colte e che hanno svelato le dichiarazioni della giornata di ieri della stessa Meloni e del capogruppo di Fdi alla Camera Francesco Lollobrigida. Non sono stati solo in sette a dissociarsi dalla posizione ipocrita espressa dal M5s: ma ben 14 altri deputati hanno ritirato la tessera del voto. Ed erano in aula, perché hanno partecipato alla votazione precedente e a quella successiva. Basta consultare i fogli di votazione.

Dunque, il dissenso d’aula ha riguardato una ventina di parlamentari. E chissà quanti altri si sarebbero aggiunti se fosse stato possibile un voto segreto, liberi di rappresentare il mandato conferito dagli elettori.

La rivolta sul web per il voto a favore del Mes – – Non è certo casuale la stessa rivolta sul web, che registrano affannose spiegazioni del voto d’aula e chi accusa i parlamentari di essere succubi del Partito Democratico. Che poi è esattamente la fotografia della situazione attuale.

In fondo, l’ordine del giorno della Meloni prevedeva la non attivazione del Mes da parte del governo, il contrario di quel che dice proprio il Pd. E i Cinquestelle hanno scelto di votare proprio come il Pd e non come avevano raccontato ai loro elettori durante la campagna elettorale del 2018. Hanno preferito mantenere vivo un governo che sarebbe morto pur di salvare le poltrone. Con la Tav avevano invece preferito essere “coerenti” perché sapevano che qualcun altro avrebbe evitato di umiliare l’Italia con un voto contrario.

Sono cialtroni, altro che nuova classe dirigente. Imbonitori, altro che coerenti. Casta, altro che rinnovamento.

Francesco Storace – – secoloditalia.it

 

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