Coronavirus, sindacato Sinlai: “Italexit ora”

La drammatica situazione che sta attanagliando l’Italia è sotto gli occhi di tutti, ed è una delle poche volte dal dopoguerra che riguarda veramente ogni singolo connazionale, tutta la popolazione nessuno escluso: “pan + demos”. La possibile genesi del virus, che per adesso oscilla tra le macellazione di vari animali al mercato di Wuhan e l’inavvertita fuoriuscita dal laboratorio Bsl-4 (livello più alto in fatto di sicurezza, che fatalità), ha sede proprio nella città divenuta simbolo del Covid-19.

Cosa potrebbe accadere adesso, economicamente parlando, lo si comincia ad avvertire sempre più, giorno dopo giorno, e chi si intende un minimo sa bene che 25 miliardi di euro (che poi sono “da non usare tutti subito” cit. Giuseppe Conte – ah pure! -) sono un’inezia in confronto al danno che si sta creando; vi basti pensare che la Germania di miliardi di euro se ne farà stanziare 550, aggiungendo che non è neanche un limite vero e proprio, il tutto a fronte di 3.000 contagiati e poche decine di morti.

Questo perché i soldi li distribuisce sempre l’ UE tramite la BCE e le sue emanazioni nazionali, solo che l’Italia li deve chiedere (pochi) implorando tra vari rimbrotti o tirate di orecchie, mentre i tedeschi se li autorizzano da soli, in quantità, in misura oltre 20 volte maggiore alla nostra, pur con una situazione generale molto più facile di quella italiana.

A questo si aggiunge il fronte sempre attivo degli anti Italiani che, annusando la difficoltà della preda, si accingono a sferrarle il colpo fatale. Esempio la francese Lagarde (presidente BCE), che candidamente dichiara che non spetta al suo istituto dare il placet ad aprire il portafoglio (traduzione di “Non siamo qui per chiudere gli spread, ci sono altri strumenti e altri attori per gestire quelle questioni”), passando di fatto la palla al MES, nascente apparato usuraio del Parlamento europeo che ci presterà (parte di) quello che ci servirà per non andare in default, in cambio della svendita dei nostri pochi gioielli rimasti (vedi i comparti industriali che ancora non sono stati cannibalizzati da Francia – alimentare – e Germania – siderurgico.

La poca disponibilità economica che si prospetta falcidierà le PMI (piccole medie imprese), aumenterà la disoccupazione e diminuirà drasticamente il risparmio degli italiani, storico asse portante della nostra società, da sempre invidiato e preso di mira da tutta Europa.

L’Italia si trova su un sentiero in discesa a tutta velocità con in fondo il burrone, ma nessuno fa o dice nulla: né Mattarella, né il governo per ovvi “guinzagli”, né tanto meno i nostri sovranisti a giorni alterni. In verità l’unica alternativa veramente possibile c’è e si chiama Ital€XIT: uscire dall’Europa, fare i bagagli dall’Europarlamento e mandare al diavolo la BCE. Quella parola magica che serve in campagna elettorale a raggranellare voti (vedi Grillo e Salvini ad esempio) ma che poi viene cestinata immediatamente una volta messo piede a palazzo.

Una soluzione derisa dai liberal per paura delle ritorsioni dei padroni d’Europa e degli USA nei nostri confronti, ma che non tiene volutamente conto degli scenari geopolitici che si andrebbero a smuovere e che riporterebbero la nostra penisola al centro di molti discorsi; nonché la renderebbero interlocutore privilegiato verso tutti gli altri big del pianeta (vedi Russia e Cina).

Un’Italia padrona del proprio destino e della propria moneta fa paura solamente a pensarlo, ed è proprio per questo che l’Ital€xit viene osteggiato appena viene paventato. Un processo ormai non più necessario ma imprescindibile per risollevare le sorti della nostra economia, fiaccata dall’€uropa e morente a fine pandemia.

Ufficio Stampa Sinlai

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