Figli di un dio minore? Nemmeno. Figli di nessun dio

Sono i bambini, certo, i bambini. Quelli prigionieri all’interno della filiera diagnostica. E se qualcuno afferma che chi si occupa di strappare i minori alla più grande e pericolosa trappola dell’Umanità non sta combattendo la più cruenta guerra degli ultimi decenni, se qualcuno afferma che non si stia facendo abbastanza per sconfiggere il nemico più agguerrito, che possa cadere negli inferi, in compagnia di Erode!

Nel “vestito nuovo” della filiera diagnostica in Italia, il piccolo Chicco [nome di fantasia – NdR] è l’ennesima nuova vittima.

Chicco la filiera diagnostica psichiatrica l’ha attraversata tutta.

Già da quando aveva 2 anni e mezzo e veniva sottoposto alla prima CTU per stabilire se un bambino – piccolo, gracile e spesso malato – fosse strappato a sua madre e collocato, come richiesto dal padre, in una casa famiglia.

È stato sottoposto alle più pignole valutazioni, Chicco, nelle quali si è ipotizzato – e poi smentito – di tutto. Smentito dai fatti e dalla Prof.ssa Palmieri, Consulente Tecnica di Parte della mamma: autismo, ritardo cognitivo, disturbi del linguaggio, della deambulazione; addirittura “rischio evolutivo grave”, se fosse rimasto con la madre amorevole, accudente.

Troppo accudente. Una madre che lo portava regolarmente dal pediatra e che, quando stava male lo portava in ospedale, anche nel giorno di visita del papà. Ed è stata questa, e solo questa, la “colpa grave” della mamma. Quella di curarlo. Di portarlo d’urgenza in ospedale quando fosse necessario. Ma per la CTU a nulla sono valse le certificazioni oggettive, i documenti super partes delle ASL, le dichiarazioni della pediatra. Secondo la CTU: “La mamma, con questi ricoveri, non consentiva l’accesso al padre”. In base ad un parere opinabile, non scientifico, soggettivo, la CTU ha deciso che le cure della mamma fossero solo una scusa per tenere lontano il papà che – nostra osservazione – avrebbe comunque potuto entrare in reparto ed assistere il figlio. Ma che invece preferiva accusare la mamma. Ed il Giudice, Perito Peritorum, ha scelto di stare dalla parte delle opinioni personali, invece che dalla parte della Scienza e di Chicco. Non è stata creduta, la mamma. Non sono stati creduti i nonni e soprattutto è stato ignorato il piccolo Chicco.

E per questa ragione ora Chicco è in coma, in un letto d’ospedale troppo grande per un bimbo di soli 4 anni. Il papà, qualche giorno prima – dopo che la mamma aveva insistito affinché il bimbo fosse visitato, anche attraverso mail indirizzate verso il Servizio che aveva in affidamento il bambino – giunto al Pronto Soccorso con Chicco in codice giallo, invitato a far ricoverare il bambino aveva rifiutato e lo aveva portato via.

Salvo essere costretto a tornare sui propri passi con il piccolo ormai in coma e dopo aver avvisato la mamma esclusivamente attraverso un sintetico, laconico messaggio.

I bambini sono le vittime preferite della filiera psichiatrica e della commistione fra i vari Poteri. Ed è evidente coglierne la motivazione. Inserire all’interno della filiera del business un minore significa garantirsi almeno 70, 80 anni di utenza nella sfera psicofarmacologica, una sfera che allarga le pance dei soliti che si arricchiscono sulla pelle dei bambini. Avviare un bambino in tale iter, condannarlo alle più atroci sofferenze, lasciarlo sporco, pieno di infezioni e maltrattato dal padre, affermare che “non c’è urgenza, ne parleremo in udienza”, imprigionare un bambino così drammaticamente, significa imprigionare ed intrappolare, attraverso il dolore, l’intera famiglia, possibili candidabili utenti della filiera. Questa è la strategia.

Noi siamo con il piccolo Chicco, Vincenza Palmieri in qualità di Consulente di Parte della mamma, il legale Francesco Miraglia, i Comitati, le famiglie e tutti quei professionisti, la gente semplice e per bene. Noi preghiamo con tutta Italia ma non lasciamo niente di intentato perché chi ha sbagliato, ed è già stato denunciato, paghi ma, soprattutto, che non ci sia mai più un piccolino come Chicco, adorabile ed affettuoso, maltrattato ed abbandonato da chi era preposto alla sua Tutela, per la bramosia degli sciacalli sulla vita dei bambini.

Ufficio Stampa INPEF

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