Martelli: “Craxi ha fatto bene a scappare, o lo avrebbero ucciso come Moro”

Ha fatto bene, Bettino Craxi, a fuggire in Tunisia. Parola di Claudio Martelli, che da delfino designato del leader Psi diventò suo nemico nel periodo drammatico di Tangentopoli, pensando che il suo coinvolgimento nell’inchiesta fosse “una qualche forma di vendetta da parte di Bettino”.

Se l’ex premier fosse rimasto in Italia, spiega Martelli al Giornale, “l’avrebbero incarcerato, forse sarebbe morto o addirittura l’avrebbero ucciso. Lo stato di diritto non c’era più, la gente aveva la bava alla bocca. Al Raphael fu linciato, perché di questo si trattò quando gli lanciarono addosso le monetine. E lui aveva la paura di fare la fine di Moro”.

Martelli non risparmia critiche a Massimo D’Alema, all’epoca capo del Pds, che si vantò di aver permesso a Craxi di tornare in Italia per curarsi: “Che ipocrisia, non fece assolutamente nulla, se non chiedere il permesso a Borrelli e agli altri magistrati che risposero ‘Ok, lo piantoneremo in ospedale’. E sempre D’Alema si è vantato di aver sostituito sulla scena italiana ed europea il Psi con il Pds. Vergognoso”.

D’Alema, spiega Martelli, avrebbe dovuto “contattare un governo amico, penso a Spagna o Portogallo, e poi imbarcare Craxi su un aereo per farlo operare a Lisbona o Madrid”. Invece, Bettino finì operato a Tunisi, “in una situazione precaria, con un infermiere che reggeva la lampada. E infine morì per quell’intervento”.

 

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