La Russia torna al Consiglio d’Europa, l’Ucraina se ne va per dispetto

Con il voto favorevole di ieri sera i parlamentari russi potranno tornare ad occupare gli scranni del Consiglio d’Europa, l’organismo fondato nel 1949 per promuovere la democrazia, i diritti umani e l’identità culturale europea.

Centodiciotto rappresentanti dei 47 Stati membri, compresi quelli italiani, hanno votato a favore della risoluzione, basata su un rapporto stilato dalla deputata belga Petra De Sutter, che apre le porte al ritorno della delegazione russa a Strasburgo. Un passo, quello del Consiglio europeo, quasi obbligato, visto che dopo l’esclusione dall’assemblea nel 2014, per l’annessione della Crimea, Mosca aveva smesso di contribuire economicamente al sostentamento dell’istituzione, sottraendo alle casse del Consiglio ben 60 milioni di euro. Numeri che pesano sul bilancio dell’organizzazione, costretta nell’ultimo anno, come ricorda La Stampa, ad operare una spending review tagliando il 10% dei collaboratori.

L’ultimatum del Cremlino era arrivato nei giorni scorsi. Dopo il boicottaggio economico, da Mosca erano pronti ad abbandonare definitivamente il Palazzo d’Europa se la Russia fosse stata esclusa dal voto di mercoledì per rinnovare i vertici dell’organismo. Per questo sulle proteste dell’Ucraina, ha prevalso la “ragionevolezza”.

Si è detto deluso, invece, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, anticipando la decisione di Kiev di abbandonare i lavori dell’assemblea e autosospendersi dal Consiglio.

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