Paghiamo 25 milioni di euro all’anno per i ricorsi dei “migranti”

I ricorsi dei clandestini ci costano 25 milioni all’anno. I soldi, naturalmente, arrivano dalle tasche dei contribuenti. E come succede? Semplice: agli immigrati irregolari che arrivano in Italia e che non fuggono da nessuna guerra viene negato, dopo l’esame da parte dell’autorità competente, lo status di rifiugiato. Dovrebbero tornare quindi nel loro Paese d’origine, eppure non lo accettano e fanno ricorso rivolgendosi ai giudici.

Come riporta la Verità, quelli che hanno fatto ricorso nel 2018 sono più di 60mila. Di questi, un terzo di loro ha ottenuto il patrocinio gratuito. E che significa? Semplice, che l’avvocato glielo paghiamo noi. Si tratta infatti di circa 1200 euro per causa che arrivano dalle tasche dei contribuenti italiani. Il patrocinio gratuito viene concesso a chi dimostra di avere un reddito inferiore a 12mila euro circa. In totale, all’anno si arriva a niente meno che 25milioni di euro.

A decidere la sorte degli immigrati è la Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale. L’anno scorso l’autorità ha esaminato 95mila domande di protezione e 60mila di queste sono state respinte. Ma contro questi dinieghi il profugo può presentare ricorso. Dopo aver ottenuto il permesso di soggiorno temporaneo, quindi, in attesta della decisione dei giudici l’immigrato avrà ancora diritto ai sussidi e a tutte le forme di welfare.

Inoltre, c’è poi da considerare la decisione, spesso “buonista, dei giudici. Sempre come riporta il quotidiano, qualche giorno fa il tribunale di Venezia ha accettato il ricorso di un giovane del Mali che non fuggiva né da persecuzioni, né da guerre. Gli è stato però concesso il permesso di soggiorno “per il livello molto avanzato di inegrazione sociale raggiunto in Italia”.

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