Sparò per difendere il collega, imputazione coatta per un poliziotto

«Siamo sbalorditi. Si finisce a processo con la colpa di aver difeso noi stessi e il collega che opera con noi».
È questo il commento di Stefano Paoloni, Segretario Generale del Sindacato Autonomo di Polizia (Sap), alla notizia dell’imputazione coatta disposta dal giudice, nei confronti del poliziotto che il 10 giugno scorso, sparò e uccise a Genova, un giovane originario dell’Ecuador che dava in escandescenze nella sua abitazione. Quel giorno ad allertare la Polizia fu la madre del giovane, il quale alla vista degli agenti, brandì un coltello che aveva sotto il cuscino, sferrando alcuni fendenti al poliziotto. L’altro, anch’egli brandito dalla lama, sparò per difesa, uccidendo il giovane.

«Non è ammissibile entrare in un’abitazione, beccarsi coltellate dalle quali difendersi e poi ritrovarsi a processo per fatti di servizio. Il collega – prosegue Paoloni – dovrà pagare le spese legali di tasca propria ed affrontare tutto da solo. Il sistema che tuteliamo ci avversa e in questo modo non possiamo tutelare la brava gente.”

“Ci appelliamo al Ministro dell’Interno Matteo Salvini – conclude -, affinché le Forze dell’Ordine siano messe in condizione di garantire un servizio efficiente alla collettività, e affinché la proposta di legge presentata dall’On. Gianni Tonelli, sulle garanzie funzionali, sia approvata al più presto».

Roma, 29 marzo 2019 – – Comunicato Stampa Sap

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