Paesi Bassi, musulmano rifiuta di tagliarsi la barba e perde reddito di cittadinanza

Se in Italia il reddito di cittadinanza si perderà se si rifiutano tre offerte di lavoro, nei Paesi bassi basta il rifiuto di radersi. Nei Paesi Bassi, un cittadino musulmano ha perso l’assegno sociale per rimanere fedele ai suoi principi religiosi. L’uomo stava seguendo un corso di preparazione in vista della possibile assunzione in una ditta che smaltisce materiali in amianto, ditta chie gli ha chiesto come requisito quello di togliersi la barba. Ma lui si è rifiutato rivendicando il rispetto della propria fede islamica. Il comune di Amersfoort ha allora deciso di sospendere per un mese il “participatiewet”, l’assegno sociale che assicura un reddito minimo a tutti i residenti legali nei Paesi Bassi.

L’uomo, la cui identità non è stata rivelata per proteggere la sua privacy, ha fatto appello ai giudici appellandosi all’articolo 9 della Convenzione europea dei diritti umani, che tutela la libertà di pensiero, di coscienza e di religione. Ma i giudici hanno dato ragione al Comune. Il tribunale ha infatti riconosciuto che si è trattato “inequivocabilmente una violazione del diritto” della persona alla “libertà religiosa”, ma che questo era comunque necessario per il bene della società.

La partecipazione al tirocinio “era stata fornita con una garanzia di lavoro”, e quindi “la formazione era un’eccellente, concreta possibilità di lavoro regolare”, ha stabilito la corte secondo cui “a causa del rifiuto di partecipare alla formazione, il ricorrente non ha fatto uso dell’opportunità garantita di accedere al mercato del lavoro. Di conseguenza, ha messo indebita pressione sui fondi pubblici a scapito di coloro che, in solidarietà, sostengono i costi del Participatiewet”, cioè tutti i cittadini. La decisione per la Corte è stata quindi necessaria per “proteggere i diritti e le libertà altrui”.

Inoltre nelle motivazioni i giudici ha tenuto in considerazione la mancanza di qualsiasi altra prospettiva di lavoro per l’uomo, visti anche i suoi trascorsi, essendo stato in in passato in prigione, avendo avuto problemi psicologici ed episodi di dipendenza dal gioco d’azzardo. Insomma per loro avrebbe dovuto sacrificare la barba per cogliere questa opportunità. Il taglio della barba, hanno spiegato i legali del Comune, era necessario perché c’era il fondato pericolo che particelle di amianto finissero tra i peli, il che sarebbe stato dannoso per la sua salute. La barba avrebbe poi impedito all’uomo di indossare la maschera respiratoria che avrebbe potuto proteggerlo. All’uomo, che si diceva disponibile a indossare una maschera respiratoria adatta a chi porta la barba lunga, la corte ha risposto che l’addestramento richiedeva l’uso di una maschera specifica non adatta a quel tipo di barba.

http://europa.today.it

 

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