Calabria, incassava fondi europei ma era in carcere al 41-bis

Sono accusati di aver frodato l’Unione europea per diverse centinaia di migliaia di euro, incassando contributi destinati all’agricoltura e allo sviluppo rurale, gli 8 destinatari di altrettante misure di custodia cautelare emesse dal Gip di Reggio Calabria su richiesta della Dda diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri. Tutti sono accusati a vario titolo di associazione a delinquere, concorso in falso ideologico e materiale, truffa su erogazioni di denaro pubblico, con l’aggravante di aver agevolato con la loro condotta le attività delle consorterie mafiose.

I destinatari della misura sono legati alle cosche Gallico di Palmi, Alvaro di Sinopoli, Laganà di Seminara e Lo Giudice, di Reggio Calabria, e secondo l’accusa sarebbero riusciti, grazie a una rete di corruzione e di complicità, a mettere le mani sulla concessione dei contributi previsti dai Fondi europei FEAGA e FEARS, dal 2010 al 2018.

Gli indagati, grazie al controllo esercitato sul consorzio tra produttori olivicoli Conasco, riuscivano incassare i contributi nonostante fossero privi dei requisiti di legge. Teresa Gallico, ad esempio, in carcere col 41-bis dal 2010, ha percepito ininterrottamente contributi per complessivi 59.000 euro in qualità di titolare di un’impresa individuale di fatto inattiva. Soldi che la dona ha usato per pagare gli onorari per la difesa di Domenico Gallico, pluriergastolano al vertice della cosca palmese. Oltre alle otto ordinanze, i magistrati hanno disposto il sequestro preventivo di 220.000 euro nella disponibilità del consorzio Conasco, al quale è stata interdetta l’attività di assistenza agricola. (aeuronews)

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