Siria, leader laica Randa Kassis: “Per i russi Assad non resterà a lungo”

La Russia sa che non può tenerlo a lungo al governo. Nessuno può ridargli legittimità. Dobbiamo trovargli una via d’uscita onorevole. Se ne rende conto anche lui

 

Intervista a Randa Kassis di Lorenzo Bianchi

Parla una persona che conosce a fondo il tritacarne siriano. Si chiama Randa Kassis, ha 46 anni, è una cristiana nata a Damasco e ha fondato il “Movimento per una società pluralista”. E’ venuta a Bologna, invitata da”Impegno Civico”, per presentare, nella sede dell’Istituto Tincani, il libro intitolato “Comprendere il caos siriano” che ha scritto per i tipi di D’Ettoris assieme a Alexandre Del Valle, docente francese di geopolitica. Racconta la sua idea di come si dovrà procedere “passo dopo passo” contando sull’aiuto dei russi. La loro forza militare, spiega all’uditorio, “è l’unica sul terreno e può aiutare a cacciare le brigate islamiche”. Mosca è il perno del futuro della Siria?
La Russia può determinare cambiamenti, è la sola presente nel mio Paese”.

Il punto di partenza è la piattaforma concordata ad Astana, la capitale del Kazakhstan?
“Sì è un accordo concreto fra la Russia, la Turchia, l’Iran e gli Stati Uniti, anche se la delegazione diplomatica americana che ha partecipato ai lavori era di livello basso. La piattaforma di Astana l’ho voluta io. Avremmo bisogno anche dell’Occidente e soprattutto dell’Europa (io ho anche la nazionalità francese). Però dobbiamo allontanarci dalla mentalità da guerra fredda. Purtroppo dal 2013 Parigi ha bloccato ogni contatto con me. Mi considerano troppo vicina al Mid, il Ministero degli esteri russo. (ndr. nel suo discorso all’Istituto Tincani Randa Kassis ha precisato che Eric Chevalier, già ambasciatore in Siria, e l’ex primo ministro Laurent Fabius hanno perfino invitato i mass media a non intervistarla più). Ora mi sono trasferita nel Peloponneso greco. Nutro qualche speranza in Macron. Hollande è stato un disastro”.

Lei accennava a una strategia graduale. In che senso?
“Rovesciare Assad domani? Io dico di no. Voglio farlo, ma bisogna anche offrire un’alternativa ai miei connazionali, partendo dalla zona che è sotto il controllo del regime. Non si può essere manichei, bianco o nero, occorre qualcosa di mediano. E’ inapplicabile nel mio Paese il modello della transizione in Libia, che non è certo un buon esempio. Invece è sostenuto dall’Occidente che su quella falsariga ha creato il Syrian National Council”.

Il motivo?
“La società siriana è diversa. Le minoranze superano il 35 per cento. I sunniti laici non hanno nessuna alternativa. Gli alauiti sono il 12 per cento della popolazione, i cristiani fra il 6 e l’8, i drusi il 4-5 per cento. Poi ci sono i curdi e gli ismailiti (una corrente sciita ndr). Abbiamo tante comunità. La soluzione non può che essere il federalismo. Anche per questo si deve cambiare la Costituzione. A Ginevra nel mese scorso ho costituito una commissione che studierà le modifiche, particolare dell’articolo 3, quello che stabilisce che il presidente debba essere un musulmano. Assieme ai sunniti secolari potremmo oltrepassare il 50 per cento. La Siria deve essere un Paese laico. Abbiamo 4 codici civili, uno sunnita, uno druso, uno cattolico e uno cristiano ortodosso. Io propongo che i miei connazionali siano messi in condizione di sceglierne un quinto, un codice civile laico. A luglio farò nascere un Gruppo di Sostegno del memorandum di Astana”.
L’intesa prevede zone di interdizione del volo dei caccia militari, una antica richiesta dei ribelli.
“Sono l’area a nord ovest di Aleppo, Idlib, Homs e Deraa al sud. Lì si debbono promuovere anche la sanità, le scuole, l’invio di aiuti umanitari e di brigate militari. Inviterò anche esperti dell’Occidente. De Mistura e il processo di pace incardinato a Ginevra non portano a nulla. Poi ho intenzione di registrare in Siria il mio Movimento per una società pluralista”.

Rientrerà nel suo Paese?
“Non ora, mi arresterebbero. Non ci torno dal 2007. Però in futuro potrei candidarmi per la Presidenza. Potrei essere io a rimpiazzare Assad”.

Nel suo discorso all’Istituto Tincani Randa Kassis aggiunge altri particolari sulla fase della transizione politica che dovrebbe concludersi con la destituzione del capo dello stato attualmente in carica. La sua idea è quella di promuovere nei territori controllati da Assad un governo di unità nazionale al quale partecipino esponenti del regime e dell’opposizione e diretto da tre personalità, un alauita, un sunnita e un cristiano.

La leader dell’opposizione laica ha spiega i motivi della sua rottura con il Consiglio Nazionale Siriano nell’agosto del 2012:

“Ha fatto entrare in Siria i jihadisti finanziati dall’Arabia Saudita e dal Qatar. I media dell’Occidente hanno taciuto. La Francia e il Regno Unito hanno appoggiato quei miliziani. Io mi opponevo e mi hanno esclusa”. La Coalizione Nazionale Siriana, rincara, è stata creata dagli Stati Uniti, dalla Francia e dalla Gran Bretagna.

Ci salutiamo con una dedica sul suo libro e con uno scambio di biglietti da visita. Randa Kassis scrive il suo numero di cellulare e l’indirizzo di e mail su quello del marito, una business card che ha una facciata in francese e una in russo.

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