“DEPLOREVOLE” DE PROFUNDIS ALLA GLOBALIZZAZIONE

 

Il filosofo francese Voltaire con uno dei suoi aforismi disse: quando una massa di persone percorre una strada tortuosa che qualcuno lascia per cercarne un’altra accanto, la massa di persone tirerà a costui le pietre senza neanche sapere perchè, e perciò le pietre che in questi giorni hanno raggiunto Trump non sono nulla di inaspettato, dato che il sole sorge sempre di nuovo, come ha osservato Barack Obama appena realizzato che Hillary sarebbe stata battuta.

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di GianMarco Landi

in memoria di Pierluigi Landi

Donald Trump e poco prima di lui Nigel Farage, leader della Brexit, sono stati bersaglio di veri e propri anatemi ‘religiosi’ scagliati da lorsignori di Washington e Bruxelles, un esercito di tecnocrati economisti, faccendieri di banca, lobbisti di multinazionali e speculatori di Wall Street e Francoforte, i quali forti delle loro leve di potere hanno sobillato tutto un casino di ‘strilloni’ e ‘pompinare’ dei Media e dello starsystem spettacolare, che alla fine è stato in grado di suggellare un’onoranza funebre ad un potere globale rimasto da tempo senza più il cuore e ora anche senza più la testa.

Le presidenziali USA 2016 decretato la vittoria di un programma di governo inequivocabile che si incardina sulla fine di un circo globale al cui ultimo saluto non è mancato proprio nessuno, neanche lo sproloquio argentino del papa diversamente cattolico, ovviamente contro il demonio nascosto nel corpo di Donald Trump.

I fastosi esercizi ad hominem demonizzanti in campagna elettorale sono serviti veramente a poco, perché Donald Trump può far risuonare nella sua ‘Roma’ e in tutte le province del Mondo sottoposto al suo ‘imperio’, un perentorio veni, vidi vici.

Il programma di Trump ha vinto negli stati dove occorreva scaravoltare i tavoli, e non certo in quelli dell’America dal cervello impastato di silicone e derivati finanziari, cioè l’America newyorkese, californiana e di Washington DC. Questa America benpensante e troppo ‘intelligente’ si era esentata dal soppesare il programma politico di Clinton ed il suo back ground e l’ha sostenuta pancia a terra tra inni alla gioia, strimpellate di chitarra, canti, balli e sarabande, per concludere infine tutto con una crisi isterica ed uno psicodramma che definisce tutta la dimensione intellettuale e la profondità di pensiero della democrazia dei sedicenti ‘Democratici‘: una roba assolutamente infantile.

Tutti sappiamo che il programma di Trump ha spopolato in quelle classi medie operaie e impiegatizie, umiliate dalla globalizzazione e dagli effetti dell’esercizio del potere lobbistico-bancario. Quando Trump, andando in maniche di camicia nel Middwest, denunciava 60 mila fabbriche chiuse negli ultimi dieci anni e relativi cinque milioni di posti di lavori distrutti senza un sensato motivo, non si è inventato nulla e nessun ciarlatano del ceto elitario dominante ha disconosciuto questa realtà, quindi la differenza tra le due proposte presidenziali è stata tutta sul come rapportarsi ad essa.

Secondo Hillary ed il suo mondo di etichette meravigliose, queste realtà sicuramente triste, insieme a tante altre simili sparse nel Mondo, sarebbero effetti collaterali della globalizzazione da lenirsi prontamente a suon di sussidi, e benché ciò appaia una sciagura per l’America lavoratrice affaccendata per mettere il piatto sulla propria tavola con la dignità del Lavoro, non bisognerebbe considerarle preminenti reagendo con ‘deplorevoli’ argomenti. I ‘deplorevoli’, il termine con cui la Clinton ha definito sia gli elettori sia il programma di Trump, sarebbero gli epigoni di tutte quelle insofferenze verso l’establishment, da lorsignori e lorsignore liquidati semplicemente come populismo. Secondo il ‘deplorevole’ Trump invece, tutto questo mantra di saggezza infusa divinamente dall’Alto, non doveva più essere accettato acriticamente dagli americani e sarebbe occorsa proprio l’occasione per una bella pulizia fisica e mentale dell’America e del Mondo Occidentale, togliendo 4000 persone nei posti chiave di Washington per rispedirle nella propria casa di origine, l’America di provincia che hanno dimenticato.

L’otto di novembre, come già accaduto nel Regno Unito pochi mesi fa con la Brexit, anche la più importante ex colonia britannica ha reagito in maniera unisona alla sua ex Madrepatria, rifilando un ‘deplorevole’ cazzotto all’establishment del Nuovo (ma ormai Vecchio) Ordine Mondiale. Gli americani di Donald Trump e gli inglesi di Farage-May sono diventati maggioranza politica e quindi tutti dobbiamo costatare un oggettivo dato politico di valenza mondiale:

gli Stati Uniti di America e il Regno Unito, in perfetto asse tra loro, si accingono a mettere fine ad ogni epoca di riverenza acritica verso tutti i Totem della Globalizzazione.

Quanto accaduto in questo 2016 è un fatto sconvolgente, un ricorso storico di quelli raccontati da Gian Battista Vico, una riedizione embrionale delle coppie Roosevelt-Churchill oppure Reagan-Tatcher di cui bisogna solo prendere atto, perché tanto anche se non lo si volesse fare, come uno Shultz qualunque che in questi giorni abbaia alla luna, sarebbe lo stesso. Tutto quello che si dice sul conto di Trump ha lo stesso tenore di quello che si diceva sul conto di Churchill, cioè che era iodota, buffone, guerrafondaio, egocentrico e via dicendo, oppure di Reagan, a sua volta ignorante, totalmente impreparato, prepotente e via dicendo, prima che nei loro rispettivi periodi fossero loro due a scrivere la storia assicurando a tutti Noi Libertà, Democrazia e Benessere.

Su You tube c’è un video di 4 anni fa di una cena post elettorale a New York city, dove il neoletto Obama, memore delle critiche al suo programma palesate da Trump, che 4 anni fa rimase dietro le quinte ad appoggiare Romney, prende ripetutamente per culo l’ estroverso imprenditore contestatore delle Banche e delle elite, suscitando continue risate nella sala, mentre Trump isolato anche tra i commensali del suo tavolo, con la testa alta e lo sguardo fisso, e diretto verso Obama che lo derideva, lo guarda rimanendo impassibile. Il video è da guardare anche se è di 4 anni fa, perchè è possibile comprendere come la discesa in campo sia maturata dentro un uomo in cui si riescono a scorgere, anche in quella mortificante occasione, le stimmate del vero leader.

Con l’elezione di Trump un dato è acclarato, sebbene tanta presunta intelligenza mitteleuropea non lo abbia capito, e cioè che non c’è nessuna entità geopolitica al Mondo in grado di sovvertire l’indirizzo politico deliberato dalla fortissima Tradizione democratica dei popoli della Gran Bretagna e degli Stati Uniti d’America, dominatori del Mondo da due secoli, cioè da tutti i tempi di guerra che misero in castigo gente discutibile ma che aveva due palle molto più grandi di quelle di Juncher o Van Rompuy, come Napoleone Bonaparte, Adolf Hitler e dal 2° dopoguerra in poi certi figli di Carl Marx in Russia e Cina veramente duri a morire.

Gli U.S.A. e il Regno Unito sosterranno d’ora in poi posizioni distruttrici dei trattati in ottica mondializzante che riguardano i loro popoli ma di riflesso tutti gli altri, cioè il TTP, l’Accordo di Libero Scambio con la UE e con gli asiatici, il Nafta, l’ Organizzazione Mondiale del Commercio e finanche la Nato, tanto per citarne qualcuno. Queste costruzioni si ponevano nell’alveo della Globalizzazione determinandola, ed esse perciò sono destinate ad essere ridefinite in sostanziali aspetti che potrebbero anche essere grandemente svuotati. Il nuovo assunto alla base della maggioranza degli angloamericani è questo: la Globalizzazione ha sortito molti più problemi che benefici alle genti che ne sono state sottoposte anzi, a ben vedere, i benefici ci sono stati ma sono per pochi privilegiati, che infatti difendono lo status quo con i colpi di stato, gli spread, le unghie o le sarabande elettorali, mentre i problemi sono complessi, sono tanti e si scaricano pesantemente sulla maggioranza delle genti occidentali, cioè i ‘deplorevoli’.

In America il nuovo percorso diverso dalla strada principale dell’aforisma di Voltare citato in apertura, è stato trovato nei paraggi della Rust Belt, oltre che nella Florida rivelatasi anche essa deplorevole, ed è qui che Donald è diventato il presidente della post globalizzazione, togliendo i voti dalle mani di Obama ed Hillary rimasti letteralmente inebetiti. Questo fenomenale yankee berlusconiano è un bel po’ trucido, certo, ma ha saputo aggiungere ai voti scontati dei repubblicani anche una bella quantità extra in larga parte proveniente dalla suddetta regione costituita da aree industriali attorno ai Grandi Laghi. Lì pullulano impianti che stanno arrugginendo nel clima di una disoccupazione e di una povertà dilaganti, ed è qui che Donald l’impavido è sceso in campo come se fossimo in Italia nel 1994, e con lo sguardo alla Jonh Wayne ha dato una speranza di riscatto mandando in solluchero le americane e gli autentici yankee con o senza il cinturone da cowboy. Donald ‘Wayne’ Trump si è andato a prendere i voti da raffinato politico di razza quale indubbiamente è, contrapponendo alle offerte di sussidio pubblico concesse da Obama unitamente alle modalità burocratiche per poter esercitare il voto postale per eleggere i politici Democratici e soprattutto sua maestà Hillary Clinton, il ritorno al vecchio sogno americano Reaganiano, unitamente ad una raffica di ‘pallottole’ politiche per i i corrotti di Washington, per gli speculatori di New York e per tutti i loro buffoni di corte, attualmente dispersi nelle loro favolose ville con enormi piscine ‘spalmate’ tra i lussureggianti quartieri di Los Angeles e dintorni.

Sarà grazie a Trump e agli eroi inglesi della Brexit che la Nostra cara Europa sarà nuovamente liberata dalla pericolosa china autoritaria paneuropeista delle ideologie di Kalergi, una costruzione intellettuale austro-tedesca posta sotto l’egida USA democratica, sostanzialmente occultata alla conoscenza del popolo e alla massa di politici cretini che ammorbano i Parlamenti europei. Il Paneuropeismo di Kalergi, il principale pezzo del puzzle del Nuovo Ordine Mondiale, sebbene sia un progetto radicalmente diverso dal nazismo di Hitler o dal comunismo di Marx, è intriso di una pericolosità egualmente pregna di un futuro distopico. L’UE a cui stavamo tendendo in barba a Cesare Beccaria, cioè patendo delitti e pene che ci avrebbero indotto a confessare reati di cui vergognarci ma che non conoscevamo di aver fatto, è sempre la solita Europa mitteleuropea che pensa di potersi imporre nel Mediterraneo con la presunzione di aver capito come deve funzionare il Mondo (questa volta senza croci antiorarie né vittorie proletarie nella lotta classe) quando in realtà, come sempre accaduto nella Storia, non avevano capito anche questa volta nulla.

Peccato per gli immani sacrifici inutili che abbiamo fatto noi italiani negli ultimi anni, al fine di metterci nelle forme di un corpetto ridicolo uniformandoci alla moda dei balletti per debuttanti in Società UE, sulla cui bontà e sensatezza concreta, ci sarebbe tanto da ridire, tanto da piangere e tantissimo da raccontare. Fu nel 2° dopoguerra a New York, la sede di tutte le elite occidentali, che con una corte di altisonanti banchieri, scienziati, professori e politici pendenti dalle sue labbra, che il raffinatissimo l’oligarca Kalergi concepì un’Europa politica da raggiungersi gradualmente, attraverso esercizi economici inizialmente compatibili con la democrazia e gli Stati, ove i dogmi ideologici del multicuturalismo, del laicismo e del relativismo culturale potessero man mano acquisire il dominio in tutte le Istituzioni al fine di dissolvere quelle non compatibili alla Paneuropa e alla Globalizzazione, e quindi riedificarne di nuove in un univoco senso dall’oligarchia illuminata ben determinato. La finanza è fondamentale ma è sopravvalutata, infatti partendo da questa prospettiva è solo uno strumento, cioè il braccio armato e violento del potere oligarchico, perché in primissima istanza è sempre l’ideologia che ispira l’agire degli esseri umani che si occupano delle cose pubbliche.

La menzogna dei nostri giorni, come menzogne erano state che il Mondo dovesse ineluttabilmente districarsi in una gerarchia di razze (Nazifascismo) o procedere verso una fine della dialettica di classe con la conquista dei mezzi di produzione dei proletari (Comunismo), è quella di una globalizzazione dominante indipendentemente dalle volontà ideologiche. In realtà la Globalizzazione è stato un fenomeno in grandissima parte deliberato ideologicamente esattamente come il nazismo, il socialismo o il comunismo, ed in trascurabile parte spontaneo, come si potrebbe dire per l’avvento del capitalismo possibile solo sorgendo sulla sottostante etica protestante, rivoluzione industriale e Tradizione democratica anglosassone. Si, certo, l’era informatica o la possibilità di viaggiare rapidamente hanno sicuramente dato impulso a questo fenomeno in atto nell’Umanità con tanti lati positivi che non saranno dispersi, lo spero, ma senza la deliberazione ideologica e la volontà politica diffusa di stipulare accordi internazionali nella direzione di sviluppo della circolazione delle merci e delle genti abbassando certi confini statali, non ci sarebbe stata nessuna globalizzazione.

Oggi il quadro geopolitico attuale è potenzialmente minacciato dal collasso e da conflittualità estreme, non solo a dimensione macrogeografica, ma anche microsociale, e mi riferisco al nichilismo e allo smarrimento dei valori tradizionali che confluiscono in un mix esplosivo che può deflagrare reagendo con culture molto contundenti rispetto alle radici cristiane dell’Occidente, identità che non è solo impossibile e dannoso negare, ma è soprattutto inutile.

Gli anni che verranno diranno come e quanto il Mondo saprà dare risposte ai complessi problemi sul tavolo che è stato scaravoltato ma che già è stato rimesso apposto per ragionare, riuscendo a mantenere ciò che di buono la parola Europa e quella Globalizzazione hanno significato in un lungo cammino che certamente non è tutto da disconoscere, bensì è da depurare da tutto quello di sbagliato ha portato.

So che molti avranno dei dubbi su molte delle cose che ho affermato, magari pensando che io abbia esagerato. A costoro consiglio buone letture e riflessione, e per coloro i quali volessero un ulteriore momento catartico, una sorta di pellegrinaggio ad Auschwitz o alle foibe del Friuli Venezia Giulia, suggerisco di venire in un posto anonimo a due passi casa mia. Il pellegrinaggio che propongo è nei pressi dell’Università di Bologna da cui si può accedere dalla centralissima via Indipendenza del centro, procedendo per via Augusto Righi e poi via delle Moline. Poco prima del locale le Stanze, troverete tre saracinesche abbassate di un tabaccaio/Bar, gestite da un signor Landi qualunque, un Landi come me, cioè un mio omonimo ma non un mio parente. Il tabaccaio, un uomo sulla cinquantina con il dono di portare il sole in tasca come diceva una persona a me cara, anni fa mi vendeva generi preziosi per i tanti momenti di svago di uno studente fuorisede, perchè un piccolo pacchetto di gomme per l’alito ed un sorriso regalato può fare la differenza tra una noiosa serata in bianco o quella di una limonata (almeno) serenamente conquistata con la freschezza in bocca e il friccico nel cuore. Gli anni sono passati e quella tabaccheria, sebbene fosse a due passi da casa mia, era ormai sepolta nella mia mente quando un anno e mezzo fa, sbalordendo tutti, educatamente e negli stretti canoni del politicamente corretto in epoca di globalizzazione, il tabaccaio con il sole in tasca in via delle Moline si è ucciso. L’uomo si è sparato nella sua tabaccheria a seguito delle mortificazioni inferte per motivi finanziari e burocratici, perché evidentemente non era riuscito a sopportare il peso di due banche esigenti, un’Equitalia dogmatica e le autorizzazioni amministrative mancate. Lui ha lasciato moglie e due figli e se ne è andato.

Perciò pensate pure che Trump sia un sessista molestatore, Salvini un bifolco, Hofer un pazzo, Orban un pericoloso, Le Pen una razzista, Farage un idiota, Grillo un folle, Tsipras un sovversivo ed io, nel mio piccolissimo io, un cazzaro di Imola Oggi, perchè Democrazia è avere la Libertà di farlo. Ma siete capaci di farlo alzando lo sguardo, come Trump 4 anni fa mentre il Presidente Obama lo derideva, dinanzi ad una saracinesca in via delle Moline a Bologna, immaginando quell’uomo ‘deplorevole’ il cui sole in tasca non sorgerà mai più ?

(questo scritto è in memoria dei tanti Pierluigi Landi che ci sono stati in Italia ultimamente)

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