Business dell’accoglienza: L’emergenza sbarchi comporta un giro vorticoso di denaro pubblico

accoglienza

6 ott – Dietro l’orrore, la pietà, lo scandalo, il buonismo, le tragedie del mare nascondono il business che non t’aspetti. Il giro d’affari del primo soccorso e dell’accoglienza.

Da una parte i milioni di euro stanziati dall’Europa e dall’Italia, dall’altra la pletora di personaggi in attesa di incassare. Onlus, patronati, cooperative, professionisti dell’emergenza, noleggiatori di aerei e traghetti, perfino i poveri operatori turistici di Lampedusa: abbandonati dai vacanzieri si rassegnano a riempire camere d’albergo, appartamenti e ristoranti con agenti, volontari, giornalisti, personale delle organizzazioni non governative, della Protezione civile, della Croce rossa.

L’emergenza sbarchi comporta un giro vorticoso di denaro pubblico. Nel 2011, l’anno più drammatico, gli sbarchi provocati dalle sanguinose rivolte nordafricane sono costati all’Italia un miliardo di euro. Ogni giorno le carrette del mare da Libia e Tunisia hanno scaricato in media 1.500 persone. Il governo dovette aumentare le accise sui carburanti per coprire parte di queste spese. E a qualcuno che sborsa corrisponde sempre qualcun altro che incassa.

Bisogna gestire la prima accoglienza: acqua, cibo, vestiti, coperte, farmaci. Vanno organizzati i trasferimenti sul continente ed eventualmente i rimpatri; si aggiungono spese legali, l’ordine pubblico, l’assistenza (medici, psicologi, interpreti, mediatori culturali). Ma questo è soltanto l’inizio, perché moltissimi rifugiati chiedono asilo all’Italia. E l’Italia se ne fa carico, a differenza della Spagna che ordina di cannoneggiare i barconi e di Malta che semplicemente abbandona i disperati al loro destino. Nel triennio 2011/13 le casse pubbliche (ministero dell’Interno ed enti locali) hanno stanziato quasi 50 milioni di euro per integrare 3000 persone attraverso il Sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati. A testa fanno più di 5.000 euro l’anno.

L’Europa soccorre soltanto in parte. Il finanziamento più cospicuo arriva dal Fondo europeo per le frontiere esterne destinato alle forze di sicurezza di confine (capitanerie di porto, marina militare, guardia di finanza): 30 milioni annui. Altri 14,7 milioni arrivano dal Fondo per l’integrazione, non riservato all’emergenza. Dal Fondo per i rimpatri piovono 7 milioni di euro. Poi c’è il Fondo per i rifugiati, che nel 2012 ha stanziato 7 milioni in via ordinaria più altri 5 per misure di emergenza. Tutti questi denari vanno considerati come co-finanziamento: si aggiungono cioè ai soldi che l’Italia deve erogare.

Il fondo più interessante è quello per i rifugiati, che è tale soltanto di nome perché i veri destinatari dei 12 milioni di euro (sono stati 10 milioni nel 2008, 4,5 nel 2009, 7,2 nel 2010 e addirittura 20 nel fatidico 2011) sono Onlus, Ong, cooperative, patronati sindacali e le varie associazioni umanitarie che si muovono nel settore dell’immigrazione. Dal 2008, infatti, l’Europa ha stabilito che quel fiume di contributi vada «non più all’attività istituzionale per l’accoglienza, ma ad azioni complementari, integrative e rafforzative di essa». Anche queste, naturalmente, co-finanziate dal governo italiano.

Le organizzazioni operano alla luce del sole, sono autorizzate dal ministero dell’Interno che deve approvare progetti selezionati attraverso concorsi pubblici. I soldi finiscono in fondi spese destinati non ai disperati ma a vitto e alloggio delle truppe di volontari e professionisti. Per la felicità degli albergatori lampedusani. Gli operatori sociali spiegano ai nuovi arrivati i loro diritti. Li mettono in contatto con interpreti, avvocati, mediatori da essi retribuiti. Organizzano la permanenza, li aiutano a restare in Italia o a capire come proseguire il loro viaggio della speranza. Fanno compilare agli sbarcati, che per la legge sono clandestini, un pacco di moduli per avere assistenza legale d’ufficio.

Pochissime organizzazioni, e tra queste Terre des hommes e Medici senza frontiere, si fanno bastare i denari privati. A tutte le altre i soldi italo-europei servono anche a sostenere i rispettivi apparati, come gli uffici stampa, gli avvocati e gli attivisti per i diritti umani, per i quali martellare i governi finanziatori è una vera professione. E magari usano l’emergenza immigrazione come trampolino verso la politica.

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10 thoughts on “Business dell’accoglienza: L’emergenza sbarchi comporta un giro vorticoso di denaro pubblico

  1. FATE BENE RENDERE NOTO AGLI ITALIANI LA VERITA. VIVO IN AFRICA SONO VERAMENTE RAMMARICATA CHE CI PORTIAMO IN CASA TUTTA QUESTA GENTE “PRIMITIVA”. NON E’ UN AGGETTIVO DATO COSI PURTROPPO E’ VERO. QUESTI NOSTRI DISGRAZIATI DI POLITICI STANNO ROVINANDO L’ITALIA CHE E’ UN MERAVIGLIOSO PAESE. SONO RAMMARICATA. RENDETE NOTO TUTTO

  2. Quando non si sa cosa dire…
    Queste persone LAVORANO, e vengono pagate per un lavoro EGREGIO che stanno facendo… dovrebbero campare di aria secondo voi???
    Allora chiudiamo gli ospedali perchè, siccome i medici e gli infermieri sono pagati, è un business?

    1. ma cosa c’entra! fanno sbarcare questa gente solo per guadagnarci; aiutarli al loro paese aiuterebbe solo i disperati, di cui non frega nulla a nessuno. L’immigrazione è un business. Punto.

    2. L’invasione del nostro territorio è stata creata a tavolino (piano Kalergi) e viene attuata incentivandola con ogni mezzo. Si è mai chiesto come mai non si trovano cure contro i tumori? Se si trovassero cure una parte ci guadagnerebbe (i cittadini), ma una parte perderebbe moltissimo (le multinazionali dei farmaci). Nel caso dell’invasione del nostro territorio -ripeto, programmata a tavolino- a perdere (soldi e libertà) sono prima di tutto i cittadini italiani, ma chi guadagna, cioè i sostenitori dell’europa e dell’euro, guadagnano orde di nuovi poveri da sfruttare e schiavizzare. Siamo in piena dittatura al cui vertice stanno le solite oligarchie e alla base i nuovi servi della gleba.

    3. Uno Stato civile degno di tale definizione ha gli ospedali e gli infermieri pagati dalla collettività.
      Altra cosa è che la collettività paga e qualcuno si arricchisce.
      Nessuno ha affermato che chi fa il lavoro di aiutare il prossimo deve campare d’aria (infatti dire che è volontariato e una grande truffa intellettuale e oggettiva !!!), ma visto che chi ne ha l’onere sono i cittadini Italiani mi senbrerebbe giusto che se ne faccia carico lo Stato e non che venga appaltato. O credi che gli infermieri e i dottori statali non ne siano degni ???
      Vado oltre, lo Stato che usa i soldi degli Italiani dovrebbe spiegare al Popolo come mai a una visita di pronto soccorso è stato istituito il ticket per mancanza di risorse visto che le risorse ci sono.
      Quando un problema sociale produce utili a dei privati siano essi enti, onlus, associazioni etc etc, questi sono destinati a non essere risolti altrimenti perderebbero la loro funzione di dare un reddito.
      Anzi direi che alla luce degli sviluppi sono aumentati per dare un maggior gettito a parassiti, faccendieri e truffatori.

    4. Non hai capito, Pierpaolo Cecchi: il fatto di rendere noto che dietro agli sbarchi c’è un “bel” giro d’affari vuole evidenziare il fatto che non sarà tanto semplice arginare il flusso via mare di tanti disperati, con conseguenti possibili decessi. Se si prenderanno provvedimenti un sacco di gente non guadagnerà più, dal “semplice” (ma importante per mansioni) portantino di ambulanza al consulente burocrate preposto… E’ brutto e triste dirlo, ma sulla pelle dei disperati campano un sacco di persone, che altrimenti rimirerebbero il mare e la magnifica terra di Sicilia, ma avrebbero il portafogli vuoto… (senza contare anche le altre persone che in tutt’Italia lavorano per il “problema” immigrazione)…

    5. si’ ma sono soldi che si potrebbero risparmiare e magari usare proprio per gli ospedali,perche’ li stanno gia’ iniziando a chiudere,evidentemente questo degli e’ un business maggiore e piu’ redditizio

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