Un gruppo di cinque suore cistercensi ha lasciato il convento di clausura di San Giacomo di Veglia, a Vittorio Veneto, nel Trevigiano, denunciando una situazione di “tensioni insopportabili” all’interno della comunità monastica. Una vicenda senza precedenti in una realtà nota non solo per la spiritualità, ma anche per la produzione di Prosecco DOCG.
La fuga e l’allarme: “Abbiamo dovuto riparare in un luogo sicuro”
L’episodio è venuto alla luce quando le religiose si sono presentate spontaneamente presso una caserma dei Carabinieri, dichiarando la loro volontà di lasciare il monastero e trovare rifugio in un luogo sicuro e riservato. Il gesto è stato motivato, secondo fonti interne all’Arma, dalla volontà di evitare allarmismi per la loro improvvisa scomparsa.
“Un clima irrespirabile”
A raccontare la vicenda è stata la più giovane delle monache, in un’intervista al Gazzettino. Secondo la religiosa, il clima all’interno del monastero si sarebbe deteriorato dopo l’arrivo di una Commissione ispettiva pontificia, che avrebbe portato all’allontanamento della madre badessa, suor Aline Pereira. Il distacco forzato della superiora avrebbe generato forti pressioni psicologiche sulle cinque consorelle a lei più legate, rendendo la convivenza all’interno della struttura “insostenibile”.
Una rottura senza precedenti nella storia del monastero
Il convento di San Giacomo di Veglia, fondato oltre cinquant’anni fa, era conosciuto per il suo equilibrio e per l’impegno delle suore anche in ambito agricolo, grazie alla produzione di Prosecco di alta qualità. Alcune delle suore fuggite risiedevano lì da oltre 25 anni. Secondo quanto riferito, il gruppo avrebbe chiesto al Dicastero vaticano competente la dispensa dai voti e l’autorizzazione a lasciare la clausura, ma la richiesta sarebbe stata respinta.
La risposta della Diocesi e l’intervento della Santa Sede
La Diocesi di Vittorio Veneto ha confermato la vicenda senza entrare nei dettagli, spiegando che il Dicastero per gli Istituti di vita consacrata ha commissariato il monastero. È stata nominata una Commissaria Pontificia, affiancata da due consigliere, alla quale sono stati affidati tutti i poteri precedentemente detenuti dalla madre abbadessa.
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