Si rifiuta di fare il tampone e non viene operata: presentata querela

tamponi

La Asl aveva dato le sue spiegazioni, ma sulla vicenda della donna cui sarebbe stata negata la prestazione sanitaria, un intervento, perché si era rifiutata di fare il tampone oro-faringeo, è arrivata alla fine la querela. Querela fatta nei confronti di chi avrebbe assunto un comportamento ritenuto illecito nei confronti della paziente. A renderlo noto è il comitato Difesa Minori per voce di Nico Liberati: lo stesso che aveva riferito quanto sarebbe accaduto il 17 ottobre.

A interessarsi della vicenda sono state le associazioni territoriali dislocate nel Paese Ita.Li di cui fanno parte, spiega il comitato, un gruppo di specialisti. Tra questi ci sono il professor Gianfrancesco Vecchio e l’avvocato Giulio Marini che hanno avanzato nel frattempo la richiesta di aprire un istruttore interna alla Regione chiedendo una “relazione urgente” e informando della richiesta sia il dipartimento regionale di riferimento, che la direzione generale e il direttore sanitario della Asl oltre al direttore medico del pronto soccorso.

Se chiarimenti sulla vicenda si chiedono agli uffici, altrettanto si fa con la querela depositata e promossa dall’associazione Avvocati liberi united lawyer for freedom tramite l’avvocato del foro di Roma Angelo Di Lorenzo. Insomma, sottolinea Liberati, la vicenda è diventata di portata nazionale. La querela, fa quindi sapere, è stata depositata il 3 novembre 2023 alla procura di Pescara. “La questione è aperta – dichiara Franziska Elstener, presidente del sindacato D’Azione che pure entra nel merito della vicenda -. Il caso della signora ci rappresenta tutti, è un questione di ripristino del diritto, cioè superare la logica dell’emergenza”.

Liberati da parte sua dice si avere massima fiducia nelle istituzioni, “ma servono scelte autorevoli e non autoritarie. Siamo certi – conclude – che l’assessore regionale alla Sanità Nicoletta Verì e il presidente della Regione Marco Marsilio sapranno regolamentare gli accessi alle prestazioni, impedendo a chicchessia di compiere scelte arbitrarie”.

Quando il comitato ha raccontato la vicenda e cioè prima che si arrivasse alla querela, IlPescara aveva chiesto una risposta alla Asl che per voce del direttore medico dei presidi ospedalieri Valterio Fortunato aveva replicato che per chi deve sottoporti a intervento c’è un documento protocollato a gennaio 2021 per il quale “tutti i pazienti ospedalizzati che devono accedere al blocco operatorio da effettuarsi nelle 48 re precedenti l’intervento” devono fare il tampone. Le ultime misure in tal senso, aveva aggiunto l’Azienda, sarebbero poi la nota protocollata di agosto 2023 fatta dal direttore sanitario aziendale Antonio Caponetti con cui si ribadiva la necessità di eseguire il tampone antigienico di ingresso per i ricoveri ordinari e, la circolare ministeriale (ministero della salute) sempre di agosto cui in realtà è seguita anche una nuova nota di settembre, con cui si davano le indicazioni riguardo i test diagnostici da fare a chi entra in pronto soccorso e strutture sanitarie.

La partita, questo sembra di capire, si giocherà dunque sulla obbligatorietà o meno di sottoporsi al test da rintracciare nelle tante disposizioni nazionali e della singola Asl, che si sono susseguite nei mesi successivi alla dichiarazione di fine dell’emergenza. Per chi ha deciso di portare avanti le ragioni della donna, sarebbe in sostanza statole negato il diritto alla cura senza una valida ragione. Sarà chi è chiamato ad indagare sul caso a rilevare se le ragioni addotte siano o meno fondate.
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