Via “moglie e marito” dal codice civile, Cirinnà contro la “discriminazione matrimoniale”

Cirinnà

Il Partito democratico snobba il referendum sul matrimonio egualitario ma spinge per una legge che modifica il codice civile e parifica il matrimonio alle unioni civili. Fonti interne al Pd infatti confermano che la senatrice democratica Monica Cirinnà, prima firmataria del disegno, si prepara a rilanciare il suo disegno di legge recante “Disposizioni per il contrasto alla discriminazione matrimoniale”, già depositata a Palazzo Madama nel 2018. Cirinnà, dopo aver gelato i promotori del referendum per il matrimonio egualitario definendolo un “bluff”, vuole invece ingranare la marcia della sua legge e si prepara a convocare un tavolo, il primo di una lunga serie, con tutte le associazioni della galassia arcobaleno. L’obiettivo? Discutere al meglio come affrontare la battaglia politica. Partirà dunque un iter di ascolto della comunità Lgbtq+ per fare sintesi e passare al contrattacco in Parlamento.

cirinnà zingaretti

Contrasto alla discriminazione matrimoniale – Che cosa prevede la legge Cirinnà

Sono tre i punti fondamentali:

“Coniuge” prende il posto di “moglie” e “marito”
Cognome tra persone dello stesso sesso.
Disposizioni generali su varie normative.

Il primo punto va a modificare gli articoli del Codice civile che regolano l’istituto del matrimonio, sostituendo le parole “moglie e marito” con quella di “coniugi”. Insomma col Ddl Cirinnà vengono eliminate le parole “marito e moglie”, che di per sé blindano l’istituto del matrimonio alle sole coppie eterosessuali.

Il secondo punto va a modificare sempre il codice civile in modo tale che “i coniugi dello stesso sesso possono stabilire un cognome comune scegliendolo tra i loro cognomi. Lo stesso cognome è conservato durante lo stato vedovile, fino a nuove nozze. Il coniuge aggiunge al proprio cognome quello comune, se diverso”.

Nel terzo punto viene rimarcato come, nelle disposizioni legislative che fanno riferimento al matrimonio, ogni volta che ricorrano le parole “moglie” e “marito” saranno sostituite da “coniuge”. Di fatto, nell’ultimo punto si introduce una norma di chiusura che “impone di interpretare in senso non discriminatorio ogni altra norma dell’ordinamento giuridico”.

L’idea della legge è quella di aprire al matrimonio, come viene inteso da tutte le coppie eterosessuali, a qualsiasi coppia composta da gay o transessuali. Si tenta così di superare la legge sulle unioni civili del 2016, quando diverse migliaia (quasi 3.000 nei primi otto mesi secondo dati diffusi allora dal Ministero dell’interno) di coppie dello stesso sesso si sono unite civilmente. Per la sinistra, le unioni civili, sono sempre state un grande passo in avanti, a cui però, prima o poi, sarebbe dovuto seguire l’ultimo e definitivo passo per la totale parificazione del matrimonio fra tutte le coppie.

Già, perché ad oggi coppie gay e coppie etero hanno un accesso differenziato. Qualche esempio? Per le Unioni Civili non è contemplato l’obbligo di fedeltà previsto per il matrimonio. Chi è unito civilmente non può adottare un bambino o ricorrere alla procreazione assistita. I bambini nati nelle coppie etero, vengono considerati dalla legge figli di entrambi i genitori, mentre quelli nati durante l’unione civile sono figli del solo genitore biologico. I coniugi uniti civilmente non sono obbligati a rispettare il periodo di separazione, ma potranno aver accesso direttamente al divorzio. In questo frangente, anche nel caso in cui la volontà dei due coniugi sia disgiunta (vale a dire che solo uno dei due voglia divorziare), basterà ricorrere all’ufficiale di Stato civile e non al giudice, firmando una comunicazione ufficiale nella quale si dichiarerà la volontà di separarsi.

Stefano Pagliarini https://www.today.it

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