Cristianità, Bergoglio: “non siamo più gli unici che producono cultura”

Ricevendo in udienza i cardinali e i superiori della Curia Romana per gli auguri natalizi, Bergoglio ha affontato il tema del “declino” della cristianità, in particolare in Occidente: “Non siamo nella cristianità, non più! Oggi non siamo più gli unici che producono cultura, né i primi, né i più ascoltati. Abbiamo pertanto bisogno di un cambiamento di mentalità pastorale, che non vuol dire passare a una pastorale relativistica. Non siamo più in un regime di cristianità perché la fede – specialmente in Europa, ma pure in gran parte dell’Occidente – non costituisce più un presupposto ovvio del vivere comune, anzi spesso viene perfino negata, derisa, emarginata e ridicolizzata.”

“Si era in un’epoca – ha ricordato il Papa – nella quale era più semplice distinguere tra due versanti abbastanza definiti: un mondo cristiano da una parte e un mondo ancora da evangelizzare dall’altra. Adesso questa situazione non esiste più. Le popolazioni che non hanno ancora ricevuto l’annuncio del Vangelo non vivono affatto soltanto nei Continenti non occidentali, ma dimorano dappertutto, specialmente nelle enormi concentrazioni urbane che richiedono esse stesse una specifica pastorale. Nelle grandi città abbiamo bisogno di altre ‘mappe’, di altri paradigmi, che ci aiutino a riposizionare i nostri modi di pensare e i nostri atteggiamenti“.

“La percezione che il cambiamento di epoca ponga seri interrogativi riguardo all’identità della nostra fede – ha continuato – non è giunta, a dire il vero, all’improvviso. In tale quadro s’inserirà pure l’espressione ‘nuova evangelizzazione’ adottata da San Giovanni Paolo II, il quale nell’Enciclica Redemptoris missio scrisse: ‘Oggi la Chiesa deve affrontare altre sfide, proiettandosi verso nuove frontiere sia nella prima missione ad gentes sia nella nuova evangelizzazione di popoli che hanno già ricevuto l’annuncio di Cristo’. C’è bisogno di una nuova evangelizzazione, o rievangelizzazione. Tutto questo comporta necessariamente dei cambiamenti e delle mutate attenzioni anche nei suindicati Dicasteri, come pure nell’intera Curia”, ha concluso Francesco.  (askanews)

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