Femministe: spazi transfemministi e obiettori fuori dalle mutande

“Il 23 novembre scendo in piazza perché credo nella sorellanza”. “Sarò in piazza per difendere e moltiplicare gli spazi transfemministi”. “Sarò in piazza perché voglio gli obiettori fuori dagli ospedali e dalle mie mutande”: comincia con una serie di dichiarazioni delle attiviste sul perché sabato 23 novembre saranno in piazza a Roma per partecipare alla manifestazione nazionale di Non una di meno contro la violenza maschile sulle donne, che partirà alle 14 da Piazza della Repubblica, a pochi giorni dalla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Il giorno seguente, il 24 novembre, è organizzata a Roma l’Assemblea nazionale di Non una di Meno (Nuovo cinema Palazzo ore 10), per preparare lo sciopero nazionale dell’8 marzo 2020. Ogni 72 ore in Italia una donna viene uccisa da una persona di sua conoscenza, solitamente il suo partner – ricordano le attiviste – 3 femminicidi su quattro avvengono in casa; il 63% degli stupri è commesso da un partner o ex partner, mentre continuano le violenze di matrice omolesbotransfobica. La violenza non ha passaporto né classe sociale, ma spesso ha le chiavi di casa e si ripete nei tribunali e nelle istituzioni.

Non una di meno chiede inoltre di difendere e moltiplicare gli spazi femministi e transfemministi, come la casa delle donne Lucha y Siesta di Roma sotto minaccia di sgombero. Per sostenere l’indipendenza economica e la libertà di movimento, condizioni fondamentali per affrancarsi dalla violenza, le attiviste chiedono inoltre un salario minimo europeo, un reddito di autodeterminazione svincolato dalla famiglia e dai documenti di soggiorno.

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