Stalin nel 1933 iniziò la caccia ai kulaki, contadini “ricchi†che possedevano 2/3 mucche, e stabilì che per ogni gallina posseduta dovessero dare allo Stato 30 uova al mese (un uovo al giorno), in virtù della convinzione che per ogni gallina dichiarata, i contadini ne avessero due non dichiarate.
I contadini che non riuscirono a pagare il dovuto, furono multati per il quintuplo, poi gli esattori entrarono a forza nelle abitazioni degli agricoltori rompendo stufe, camini, porte, finestre, mobili e tutto ciò che trovarono. Confiscarono le mucche ed i cavalli.
I contadini, ridotti alla fame, abbandonarono le campagne ed andarono in città alla ricerca di cibo. Il pane cominciò a scarseggiare e gli abitanti delle città , in nome alla lotta all’evasione, aiutarono la polizia nella caccia ai contadini. I bambini abbandonati dai genitori che non riuscivano più a sfamarli per via della carestia, furono massacrati impunemente perché considerati “piccoli delinquentiâ€.
Le autorità comuniste, alla sparizione dei contadini intensificarono la lotta all’evasione fiscale, convinti che il grano fosse stato nascosto.
I risultati della lotta all’evasione però non arrivarono ed i dirigenti sovietici escogitarono l’abolizione del contante. (…)
dal libro “la nuova classe†di Milovan Gilas, e dai racconti raccolti da Maurizio Blondet di Sergio Gradenigo, viceconsole nei primi anni ‘30 – tratto da articolo di Guglielmo Piombini”