di Aldo Grandi
Nell’omelìa che il vescovo monsignor Italo Castellani leggerà questa sera nella cattedrale di San Martino, c’è un forte appello, come è giusto che sia, alla fratellanza e all’aiuto dei più deboli. Quello che, però, in quanto cristiani e difensori di una civiltà e di una Storia pur con tutti i suoi errori nel corso dei secoli, non possiamo condividere è il passo che si riferisce all’accoglienza indiscriminata portata avanti non solo da monsignor Castellani, ma dalla Chiesa di San Francesco ormai divenuta più un’associazione mutualistica che non la custode di una fede sacra e di tradizione millenaria. Secondo monsignor Castellani, la nascita del Bambin Gesù ci rende protagonisti della sua ospitalità e, alla luce di ciò, i nostri rifugiati, extracomunitari, ogni persona segnata dalla diversità, attendono di essere “avvolti in fasce” da una comunità cristiana e una società disponibile, senza se e senza ma. Che cosa significa questo appello, soprattutto, durante una santa messa di Natale? Che forse la Chiesa fa una distinzione tra cristiani e fedeli buoni e cristiani e fedeli cattivi a seconda di come considerano l’accoglienza degli immigrati che, a milioni, si sono riversati nel nostro Paese con l’assenso di coloro che, ignorando confini, identità nazionali, religiose e rispetto delle tradizioni, non hanno nemmeno chiesto il permesso a chi dovrebbe, poi, convivere con loro? E, caro monsignor Castellani, cosa vuol dire senza se e senza ma? Forse che dovremo accogliere chiunque senza alcuna condizione? Così pare dalle sue parole e noi non possiamo, nel leggerle sentirci rappresentati e ‘protetti’ da lei e da ciò che la Chiesa oggi è diventata.
Ma non è tutto. A fine omelìa il vescovo si allarga e parte per la tangente: La nostra società, l’umanità dei nostri giorni, – secondo gli osservatori sociali “arrabbiata, rancorosa, incattivita” e provata da tragici sussulti di terrorismo – attende di essere “avvolta in fasce” da uomini e donne testimoni di qualità di relazioni umane e da testimoni evangelici di “Cristo, nostra pace”. A questo proposito colgo questa occasione per evidenziare un fatto accaduto: in questi giorni sono stati espressi “auguri di morte” alla Persona che, con passione e generosità, presiede al Bene comune garantendo i principi della Costituzione nella nostra Città: interpretando i sentimenti sani della Cittadinanza esprimo vicinanza e solidarietà al nostro Sindaco e all’Istituzione che rappresenta. Monsignor Castellani fa bene a manifestare solidarietà e vicinanza al sindaco Tambellini per le minacce ricevute dai soliti imbecilli che popolano il web. Ma quando fa riferimento alla passione e alla generosità con cui il primo cittadino presiede al Bene comune garantendo i principi della Costituzione nella nostra Città, esprime un giudizio politico ancor più che umano che non gli compete in quanto ministro della Chiesa. Inoltre, nel momento in cui scrive che Alessandro Tambellini presiede al bene comune garantendo i principi della Costituzione nella nostra città, bene, vorremmo sapere che è colui o chi sono coloro che li contrastano o che li mettono in pericolo. Sì, perché noi e con noi migliaia di lucchesi, non ci siamo resi conto che la Costituzione e i suoi principi, a Lucca, sono minacciati chissà da chi o chissà da cosa. Vogliamo augurarci che monsignor Tommasi non volesse riferirsi ai fascisti o al fascismo perché, se così fosse, allora la sua presa di posizione di una gravità senza pari.
Che forse il vescovo faceva riferimento alle parole stupide, degne di un demente senza senso, apparse su facebook e indirizzate al sindaco di Lucca? Beh, a dirla tutta non ci sembra che quattro commenti senza sostanza possano creare pericoli nella nostra città per la Costituzione.
Ancora un appunto caro monsignor Castellani: anche lei, come papa Francesco, parla di terrorismo guardandosi bene dall’aggiungere l’unica parola che lo contraddistingue, ma che, per il solito politicamente corretto del Pensiero Unico Dominante a cui anche voi ecclesiastici vi siete piegati, non utilizzate. Di terrorismi che ci minacciano, che minacciano anche la Chiesa e che uccidono i suoi fedeli, ce n’è solo uno: il terrorismo islamico. Paura, forse, a pronunciare e scrivere questa parola?
Infine, monsignor Castellani si fa interprete della parte sana della cittadinanza ed esprime solidarietà e vicinanza al sindaco. Cosa significa? Che chi non lo fa appartiene alla parte cattiva della città? No, perché anche il sindaco, dopo aver vinto le elezioni amministrative ha diviso la città in due, da un lato chi lo aveva votato e che, quindi, rientrava nella parte buona e, all’opposto, nella parte cattiva.
Caro monsignor Castellani, la solidarietà e la vicinanza possono essere manifestate in tanti modi, anche con una semplice telefonata o una visita personale o anche, per carità, in un’omelìa natalizia, ma a noi che abbiamo letto bene il suo contenuto ci pare che ci abbia voluto infilare, a tutti i costi, anche qualche segnale squisitamente politico che non possiamo condividere.