Firenze, capo della comunità senegalese: disubbidire all’ordine della Prefettura

Firenze, 26 ottobre 2018 – Pape Diaw, storico esponente della comunità senegalese, contesta «la circolare della Prefettura di Firenze che vuole limitare l’orario di rientro per i richiedenti asilo alle ore 20: i richiedenti asilo non sono dei prigionieri, quindi dobbiamo dissentire, chiediamo a tutti di disubbidire all’ordine della Prefettura, perché le persone sono libere di circolare».

L’improvvida dichiarazione arriva dopo l’arresto di due senegalesi per la morte di Desirée.

I fatti

Coprifuoco dalla 20 di sera fino alle 8 della mattina (finora il divieto di uscire dalle strutture era dalle 23), e obbligo di far ispezionare agli operatori ogni tipo di pacco ricevuto per posta, per motivi di sicurezza ma anche per controllare se si tratta di acquisti on line compatibili con le reali disponibilità economiche dei migranti. Sono le due nuove disposizioni, in vigore dal prossimo 1 novembre, diramate nei giorni scorsi dalla prefettura di Firenze, a tutti i centri di accoglienza straordinaria (Cas) del territorio, dove sono ospitati migranti che hanno presentato richiesta di protezione internazionale.

Continua lo shopping online dei migranti. Ma i soldi dove li prendono?

“Da più parti-afferma Jacopo Alberti, Consigliere regionale della Lega e Portavoce dell’Opposizione-ci giungono segnalazioni circostanziate che riportano come, in alcuni centri d’accoglienza per gli immigrati ubicati nella nostra regione, vi sia un discreto via vai di fattorini che consegnano agli stessi presunti profughi, materiale di moda (come indumenti o scarpe) acquistati direttamente su noti siti dediti all’e-commerce.”

“Una pratica-prosegue il Consigliere-che riteniamo alquanto inusuale per persone bisognose che, teoricamente, scappano da guerre o situazioni similari ed una volta in Italia, invece, si possono permettere il lusso d’ordinare capi firmati.”

“Siccome i predetti acquisti di beni, almeno per quel che sappiamo-precisa Alberti-si reiterano nel tempo, ci sorge spontaneo il dubbio che gli acquirenti, formalmente “poveri in canna”, raggranellino un po’ di denaro, magari svolgendo attività illecite; d’altronde, non è la prima volta che questi individui vengono colti in flagranza di reato, essendo dediti, ad esempio, allo spaccio di stupefacenti.”