Cittadini, organizzazioni e politica locale contro le cosiddette “energie pulite”

rinnov18 magg – Se è il comparto elettrico, con 222 impianti, ad essere il più colpito dalle proteste con il 62,7% dei casi censiti dall’ottavo Osservatorio Nimby Forum, non fanno eccezione gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili che contano 176 contestazioni: su 10 impianti di produzione di energia elettrica oggetto di opposizioni, ben 9 prevedono l’uso di fonti rinnovabili. Ad essere più contestati, le centrali a biomasse (con 108 impianti), le centrali idroelettriche (32) e i parchi eolici (32).

Gli impianti per la produzione di energia elettrica da fonti convenzionali e rinnovabili (centrali termoelettriche, parchi eolici, impianti a biomasse, centrali idroelettriche e parchi fotovoltaici) sono complessivamente 192 e rappresentano il 54,2% del totale delle opere contestate. I cittadini, le organizzazioni e la politica locale dicono ‘no’, quindi, anche alle cosiddette energie pulite.

Il dato comprende i grandi impianti di produzione, ma è in gran parte costituito da un numeroso elenco di piccoli impianti, di potenza inferiore a 1 Mw elettrico. Dato che potrebbe trovare spiegazione nella legislazione vigente che prevede, per quest’ultima tipologia di opera, un percorso autorizzativo semplificato, in capo alle amministrazioni locali. Se infatti per i progetti di potenza da 1 a 50 Mw è necessario il parere preventivo della Commissione Via regionale, per gli impianti di portata fino a 1 Mw è sufficiente ottenere l’autorizzazione unica provinciale.

Ad essere più contestati sono le centrali a biomassa, le cui contestazioni rappresentano il 30,6% del totale, seguite dalle centrali idroelettriche e i parchi eolici (32 casi, il 9%). Per fare qualche paragone, i termovalorizzatori contano 28 casi di contestazione (7,9%), le discariche 21 (5,9%), i rigassificatori 7 (2,0%), le centrali a carbone 6 casi (1,7%) e i depositi di scorie nucleari un solo caso di contestazione registrato dal Nimby Forum.

Le ragioni della contestazione verso gli impianti da fonti rinnovabili, che godono generalmente di consenso, sono trasversali e colpiscono – rileva il rapporto del Nimby Forum – sia i progetti sia opere in attività. Diverse sono anche le motivazioni della contestazione: incompatibilità ambientale, rispercussioni sulla salute e sugli stili di vita, contraccolpi economici.

Sono le regioni del Nord Est quelle più colpite dalla sindrome Nimby. E’ qui infatti che cittadini, organizzazioni e istituzioni locali protestano di più perché non vogliono che un’infrastruttura o un’opera vengano realizzate sul proprio territorio. Ed è la Lombardia la regione che contesta di più, con il 14,7% dei casi. Le regioni del Nord Est registrano infatti, nel 2012, il maggior numero di impianti contestati, sia in termini assoluti, sia in riferimento ai nuovi casi rilevati (ben 48) dall’ottava edizione dell’Osservatorio Nimby Forum.

In netta controtendenza rispetto alla precedente edizione dell’Osservatorio, sono i dati relativi alle regioni del Centro (con 36 nuove contestazioni e in calo di oltre due punti percentuali, piazzandosi al secondo posto della classifica), e le rilevazioni per il Nord Ovest (19,8%, in calo di quasi 10 punti percentuali). Le ragioni del risultato possono risiedere nel maggior grado di industrializzazione e urbanizzazione di regioni quali la Lombardia e il Veneto che porta a proporre un numero più elevato di progetti per lo sviluppo energetico e infrastrutturale del territorio.

Ne sono un esempio la Pedemontana Lombarda, la strada Varesina bis, diverse discariche e centrali idroelettriche per la Lombardia, la Pedemontana Veneta, il rigassificatore di Trieste, il gassificatore di Cassola e un elevato numero di centrali a biomasse proposte nella regione Veneto. Lombardia e Veneto raggruppano il 28,6% delle opere censite dal Nimby Forum, seguite da Toscana (37 impianti) ed Emilia Romagna (30 impianti).

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