Un Daspo per le sardine!

di Gianmarco Landi

Da quando le regioni esistono (1970) in Emilia Romagna governa ininterrottamente la Sinistra. Per la prima volta, dopo 50 anni ,c’è una concreta possibilità di alternanza ma irrompe oggi la reazione scomposta di una minoranza di emiliano romagnoli che cerca di buttare tutto in caciara con sguaiato impeto piazzaiolo.

Tutti coloro i quali si identifichino ammassati in questi banchi di pescetti, le sardine, secondo me andrebbero curati con psichiatria di massa e coartati a studi forzati di educazione civica e diritto costituzionale.

Il fenomeno delle sardine è eterodiretto dalla struttura di potere qui sedimentatasi nelle pieghe di un partito dalle radici ideologiche inquinate di totalitarismo, che oggi assume profili carnevaleschi a metà tra l’illecito civile e il ridicolo conclamato. Questo squallido tentativo scatenerà l’ira fredda della maggioranza dei cittadini silenziosi con una loro reazione elettorale perentoria:
la Lega il 27 gennaio sarà al suo massimo storico e il Centrodestra sopravanzerà il Centrosinistra di moltissimi punti.

Ma non è questo il punto di civiltà che intendo affermare.

In tutto il Mondo occidentale si scende in piazza per esprimere un proprio pensiero di afflato democratico, non un proprio sentimento non democratico, teso a svilire il pensiero e la posizione democratica altrui sotto lo sfondo della negazione del principio dell’alternanza istituzionale e della possibilità che le elezioni tolgano il potere a chi è in minoranza e perciò un abusivo.

In piazza si va per supportare un programma, un’organizzazione sociopolitica o un partito, nel senso di difendere i diritti di una certa classe sociale dall’esercizio del potere politico pubblico. Certamente in Piazza non si va contro un altro partito e contro il pericolo che la maggioranza dei cittadini cambi l’indirizzo politico delle istituzioni: così facendo si compirebbe atto di offesa alla Carta Costituzionale e al carattere libero e democratico della vita repubblicana.

Ma la Lega ci porta il fascismo, potrebbe dire qualche svampita sardina, dopo lo sfogo di compulsivi impeti canterini di ‘Bella ciao’ alternati da cori da stadio.
Il fascismo è reato, certo, infatti esso è perseguibile dai magistrati, e nessuno in Italia può fare apologia di fascismo nè ricostituire una riorganizzazione politica in tal senso, esattamente come nessuno può esercitare violenza e privare altri di agibilità civiche attribuendo motu proprio patenti di fascismo un tanto al chilo e come a lui passa arbitrariamente in testa.

Quando giovedì scorso Salvini è venuto a parlare a Bologna, peraltro nel chiuso di un Palasport, sono stati eversivi e fascisti, tutti coloro i quali siano andati in Piazza Maggiore contro la Lega e soprattutto quanti (3000 circa) abbiano tentato finanche di bloccare gli accessi dei cittadini al palasport, riuscendoci in molti casi, con l’attuazione di violenti tafferugli con la polizia. Chi è fascista allora?
Alcuni miei amici non sono potuti entrare al Paladozza giovedì scorso a causa dei parapiglia scatenati da una frangia violenta di queste sardine:
con quale cornice di civiltà e diritto ciò è potuto accadere?
Nessuna !

Perciò la retorica radical chic sulle piazze piene di sardine è una roba vacua ed ignorante, poiché molto meglio delle Sardine di Prodi e Zingaretti sono stati capaci di fare in tal equivalente modo Hitler e Stalin, entrambi animati dal disprezzo verso le elezioni democratiche e i loro avversari. Chi disprezza gli altri e specialmente gli avversari politici, riconoscendo minori diritti di quanto ne riconosca a sé stesso, disprezza anche la Democrazia, e chi disprezza la Democrazia non ha il diritto di invocarla nè di goderne.

Per questa serie di motivi, nei casi in cui il ricorso alla piazza assuma i contorni da tifoseria violenta e contundente dei diritti di partecipazione democratica, occorrerà in futuro sanzionare con il codice penale tali fenomeni, introducendo una nuova fattispecie di reato che punisca i trasgressori. Arriverei a concepire temporaneamente la privazione dei diritti elettorali, alla stregua dei Daspo per i tifosi da stadio più facinorosi, e anche per chi, attribuendo patenti di fascismo senza averne diritto sia in realtà egli stesso un esempio di fascismo, e perciò portatore di un contributo lesivo dell’esercizio democratico.

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