Ilva, indotto Gamit: “fatture non saldate, in 50 senza stipendio”

TARANTO – L’annunciato disimpegno di ArcelorMittal sta avendo ripercussioni anche sulle aziende dell’indotto. Oggi la ‘Gamit’, che si occupa di manutenzioni meccaniche per il siderurgico, ha inviato una lettera a Fim, Fiom e Uilm, annunciando di essere «impossibilitata a erogare gli emolumenti di ottobre» ai suoi 50 dipendenti perché «non si è vista saldare le fatture dalla multinazionale franco-indiana».

Anche altre imprese, fanno sapere i sindacati, hanno già comunicato la necessità di ricorrere «alla cassa integrazione avendo i cantieri fermi». Come scrive la Gazzetta del Mezzogiorno, una situazione complicata quella dei lavoratori dell’appalto. Ricordiamo infatti che l’azienda Arcelor Mittal deve ai subappaltatori 50 milioni di euro.

Una delle aziende coinvolte ha già avviato la procedura di cassa integrazione per 50 unità lavorative su 56. Dopo l’annuncio di ArcelorMittal di recessione dal contratto ex Ilva, le ditte dell’indotto tarantino temono ripercussioni sul credito di 50 milioni già fatturati e non incassati per prestazioni e forniture, con uno scaduto che sarebbe pari a circa 5 milioni. Lo si apprende da fonti sindacali dopo un incontro nella sede di Confindustria. Sono 200 le aziende interessate. Alcune avanzano da settimane il pagamento delle fatture e hanno evidenziato problemi di liquidità per il pagamento degli stipendi agli operai.

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