Francia, il rapporto dei Servizi sul pericolo Fratelli musulmani e sharia

di Francesco De Remigis – Di fronte alla «gravità dei fatti», il presidente francese, Emmanuel Macron, ieri ha chiesto al governo di intervenire «entro giugno». E di elaborare rapidamente «nuove misure» alla luce degli elementi accertati dagli 007 d’Oltralpe, secondo cui una rete tentacolare riconducibile alla Fratellanza musulmana è attiva in Francia e riesce ad aver accesso a fondi esteri, dalla Turchia al Qatar al Kuwait, per propagandare il «separatismo religioso».

Sport, scuole e politica infiltrati dall’islam «politico», nel laicissimo Esagono. Nero su bianco, provato dai Servizi di intelligence, che hanno riscontrato l’applicazione rigida di norme che mirano a regolare ogni aspetto della vita individuale e collettiva dei musulmani, non solo nelle moschee, ma con anche pressioni ai politici per modificare le leggi della République in favore dell’islamizzazione. Una «minaccia» – secondo l’intelligence – che si espande «in modo progressivo» e mina la «coesione nazionale».

Riservato e rivelato solo in parte martedì da Le Figaro, il dossier è stato presentato ieri in un tesissimo Consiglio di Difesa. Protagonista, e furioso per la fuga di notizie relativa al report che sarebbe dovuto restare segreto, il capo dello Stato ha convocato il premier Bayrou e diversi ministri: Esteri, e poi Finanze, Istruzione e Sport, responsabili di «tre settori particolarmente presi di mira da questa infiltrazione dal basso», ha spiegato l’Eliseo. Macron si è detto fermo sull’urgenza di adottare misure, ma ha pure messo in guardia i ministri dal fare un «amalgama», evitando di far passare il rapporto come un attacco a tutti i musulmani in un Paese che ospita la più grande presenza islamica d’Europa.

Ma cosa evidenzia, il rapporto degli 007?

Per la prima volta, l’organizzazione del movimento fondato da Hassan el-Banna al Cairo nel 1928, è passata al setaccio: vengono elencati i suoi rappresentanti d’Oltralpe. «Ci sono nomi, persone», conferma un dirigente del ministero dell’Interno, che descrive una «piccola piramide ristretta» al vertice e allargata alla base, che opera attraverso una galassia di associazioni religiose, culturali, sportive, caritatevoli, ma anche in ambito sociale, educativo e dell’infanzia.

Secondo il settimanale Valeurs Actuelles, diversi risultano nella lista degli schedati come «S», pericolosi per la sicurezza della République, o presenti nelle liste per la prevenzione della radicalizzazione di natura terroristica (Fsprt). Non figura alcun diplomatico, ma imam, mediatori culturali, dirigenti sportivi, insegnanti. Inoltre, da 130 a 140 moschee di Francia su circa 2.800 sono «direttamente affiliate» alla Fratellanza e da 50 a 60 altri luoghi di culto considerati vicini al movimento. Una ventina i fondi da cui attingere per far propaganda, incluse diramazioni dell’Ue.

Gli 007 francesi hanno anche segnalato licei e un istituto di formazione per imam. Infine, predicatori che tengono sermoni via Internet e «influencer» attivi sui social da TikTok a Snapchat. «La Fratellanza costituisce una minaccia che si sta diffondendo in modo quasi sovversivo, silenziosamente», afferma un consigliere vicino all’attuale ministro dell’Interno, Bruno Retailleu, pronto ad azioni choc da annunciare entro il fine settimana, quando potrebbe esser reso noto l’intero rapporto. Il piano della Fratellanza, secondo il ministro, è costringere l’intera società ad adottare la legge della Sharia.

Finora non è stato identificato alcun partito legato alla Fratellanza, ma «si fanno eleggere da tutte le parti, dalla sinistra di Mélenchon alle altre», nota un esperto che al rapporto ha lavorato. Si garantisce una parte dell’elettorato. Trasversalmente. Parigi, Lione, Marsiglia e le regioni del Nord le zone più esposte. I prefetti dovranno essere «vigili» alle elezioni comunali del 2026, l’invito del ministro.

La Francia si scopre permeabile. E uno dei più battaglieri è Gabriel Attal, ex premier macroniano che si era speso per far vietare l’abaya nelle scuole, e oggi chiede di vietare per le ragazze di meno di 15 anni il velo negli spazi pubblici. Il dossier fu commissionato lo scorso anno proprio dal suo governo.
www.ilgiornale.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *