Lite tra moldavi, difende il figlio e muore per un pugno

Vladimir Radu

di Roberta Damiata – Una lite nata per futili motivi si è trasformata in tragedia a Mestre, dove un uomo di 39 anni, Vladimir Radu, ha perso la vita dopo aver ricevuto un pugno al volto mentre cercava di difendere il figlio adolescente. L’episodio è avvenuto lo scorso 21 giugno all’esterno della discoteca Area City, chiusa da mesi ma ancora punto di ritrovo per gruppi di giovani.

Il presunto responsabile dell’aggressione è M. S., 24 anni, anche lui di origine moldava, arrestato con l’accusa di omicidio preterintenzionale. Dopo l’udienza di convalida, il giovane è stato rimesso in libertà, ma sottoposto all’obbligo di dimora nel Comune di Spinea e al coprifuoco notturno, con il divieto di uscire di casa tra le 20 e le 7 del mattino.

La lite per una battuta

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, tutto sarebbe cominciato da alcune battute maldestre del figlio di Vladimir Radu, un ragazzo di appena 14 anni. Il 24enne, infastidito dai commenti, avrebbe reagito con veemenza. Il padre, intervenuto per calmare la situazione, avrebbe cercato di spiegare che si trattava solo di un ragazzino, ma lo scambio di parole è rapidamente degenerato. A quel punto – stando al racconto dello stesso indagato durante l’interrogatorio – il 39enne avrebbe afferrato il giovane per il collo, provocando la sua reazione istintiva: un pugno in pieno volto che ha fatto crollare Vladimir a terra, privo di sensi.

Un gesto fatale

Il colpo si è rivelato fatale: Vladimir ha riportato una grave emorragia interna e, nonostante il tentativo iniziale dell’aggressore di rianimarlo con la respirazione bocca a bocca, non si è più ripreso. Dopo due giorni di agonia, è morto in ospedale. Alcuni amici presenti al momento della lite hanno raccontato: “Abbiamo visto Vladimir barcollare e poi cadere a terra, di faccia. Non si muoveva più”. Sul posto sono intervenuti i soccorsi e successivamente la polizia locale di Venezia, che ha avviato le indagini per ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto.

La decisione del giudice

Il giudice Claudia Maria Ardita, pur convalidando l’arresto, ha disposto una misura cautelare meno afflittiva, tenendo conto del comportamento dell’aggressore dopo il fatto: M. S. non è fuggito, ha tentato di prestare soccorso e ha collaborato con le autorità. Tuttavia, resta grave l’accusa di omicidio preterintenzionale, in quanto l’intenzione di colpire non prevedeva l’esito letale, ma il gesto ha comunque causato la morte di un uomo che voleva solo proteggere suo figlio.

Un dramma della quotidianità

La vicenda ha scosso profondamente la comunità di Noale, dove la vittima viveva con la sua famiglia.
Un padre di famiglia, appassionato e presente, ucciso in un contesto assurdo e violento, per una lite che poteva essere evitata. La morte di Vladimir Radu lascia aperti molti interrogativi e rappresenta l’ennesimo dramma nato da un gesto impulsivo, che nel giro di pochi secondi ha distrutto più di una vita.
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