In solo un mese e mezzo gli agenti hanno recuperato a Venezia ben 15 sacchi pieni di borse e portafogli
di Federico Garau – Venezia ostaggio di gang di rapinatori rom in trasferta, che si rendono autori di decine di colpi nelle zone più frequentate della città lagunare, ingaggiando un quotidiano duello con le forze dell’ordine. Uno scontro impari, dato che il numero di borseggiatori è decisamente più alto rispetto a quello degli agenti che tentano di contrastare la loro attività tra le calli e i ponti. E non solo: si tratta di una lotta infruttuosa anche in caso di vittoria, dal momento che la borseggiatrice di turno, dopo il fermo, viene rilasciata e torna immediatamente all’opera.
“Purtroppo va così”, ammette in un’intervista concessa al Corriere della Sera l’agente Giulia in borghese: lei e i suoi colleghi perlustrano in particolar modo le zone più affollate di turisti, tra Rialto e piazza San Marco. È qui che si concentra maggiormente il flusso dei visitatori, terreno di caccia perfetto per le borseggiatrici e i borseggiatori rom, la maggior parte dei quali arriva in trasferta da campi di Milano e Roma: si trattengono nella città lagunare per qualche giorno, colpiscono e fanno ritorno a casa col malloppo. “Ne abbiamo beccate 52 dall’inizio dell’anno, beccate e ribeccate”, sottolinea ancora Giulia.
Si tratta per lo più di under 14, età limite della punibilità
“Da quando si può procedere contro le donne in gravidanza sono entrati in scena i figli ultra minorenni”, racconta il comandante Marco Agostini. Il problema è ciò che accade dopo il fermo: “Il magistrato minorile li fa portare in comunità tipo alle sette di sera e a mezzanotte sono già scappati“.
Un’altra difficoltà è rappresentata dalla legge Cartabia, secondo cui il il borseggio è perseguibile solo in caso di querela da parte della vittima: “Se il derubato non si presenta a processo la querela si considera rimessa”, spiega il vicecomandante Gianni Frazoi,”ora, le vittime sono per lo più straniere e all’udienza non vengono quasi mai. E quindi non ci sono processi e non ci sono condanne”.
Per comprendere la portata del fenomeno basti pensare che in solo un mese e mezzo gli agenti hanno recuperato a Venezia ben 15 sacchi pieni di borse e portafogli: i borseggiatori prendono denaro e carte e poi li abbandonano dovunque, lasciando al loro interno solo i documenti personali. Il fenomeno è talmente fuori controllo che agli imbarcaderi dei vaporetti ci sono dei cartelli che mettono in guardia i turisti del pericolo borseggio in otto lingue diverse.
Oltre ai 90 arresti effettuati dai carabinieri, gli agenti della municipale hanno messo a segno 150 fermi, spiega il comandante, ma di tutti questi “solo quattro sono finiti in cella“: troppo pochi per poter pensare di riuscire ad arginare il fenomeno. A parte i baby borseggiatori, che imperversano per calli e ponti del centro di Venezia, sono note in città una banda di slavi che usa lo spray urticante contro i negozianti e un’altra composta da romeni che colpiscono i turisti in arrivo a piazzale Roma.
Tra i periodi prediletti dai malviventi quello del Carnevale, dove è più facile mischiarsi tra la folla e magari aiutarsi anche coi travestimenti: “Ci camuffiamo anche noi”, racconta Giulia, “quest’anno io mi sono vestita da mostro e ne ho beccato uno, questo però si è spaventato e non voleva credere che ero un’agente… non è stato semplice”.
Non mancano neppure i furti in casa, e tra gli “specialisti” più noti e temuti c’è un 40enne locale soprannominato “Il Cavalletta”: l’uomo colpisce in particolar modo le case ai piani bassi: salta da una finestra aperta, entra e arraffa quello che può prima di sparire nel nulla. Decine le denunce a suo nome, ma forse inutili. “Il Cavalletta” è stato arrestato due settimane fa, ma il comandante ha un dubbio atroce: “È ancora dentro?”, si chiede, come se conoscesse purtroppo già la risposta.
www.ilgiornale.it