Uccise il marito con l’acido: assolta

polizia pronto soccorso

Era una sera d’estate il 3 agosto del 2020 quando, mentre accompagnava il marito Rosario Almiento a fare la spesa, la donna riversò addosso all’uomo il contenuto di un fusto di acido disgorgante. Il liquido raggiunse l’uomo in faccia per poi scivolare sul petto, l’addome e le gambe. L’aggressione in strada, davanti a decine di persone che hanno visto il malcapitato alzarsi dal sedile lato guidatore della Fiat 500 per dirigersi, in preda a dolori lancinanti, all’interno di un negozio di casalinghi, dove chiese aiuto accusando la moglie dell’aggressione.

L’uomo – che riportò ustioni su oltre l’80 per cento del corpo – morì dopo un mese di agonia l’8 settembre 2020. Ieri, martedì 25 ottobre 2022, i giudici del Tribunale di Brindisi hanno assolto la donna in quanto incapace di intendere e di volere al momento dei fatti.

La decisione dei giudici della corte d’assise presieduta da Genantonio Chiarelli ha accolto la richiesta della difesa portata avanti dall’avvocato Amedeo Martina del Foro di Lecce. La donna – che aveva acquistato il falcone di acido nei giorni precedenti – era sottoposta a processo con l’accusa di omicidio volontario ma sia il pm, Francesco Carluccio della Procura di Brindisi, che l’avvocato Martina avevano chiesto entrambi l’assoluzione in quanto la donna era incapace di intendere e di volere, previa derubricazione del reato in omicidio preterintenzionale. I giudici hanno stabilito per la donna il ricovero in un ospedale giudiziario per un periodo non inferiore ai dieci anni.

Durante il dibattimento in aula alcuni parenti della vittima avevano testimoniato parlando del possibile movente legato al timore della donna di essere tradita. Timore infondato, hanno detto i testimoni. Almiento, dipendente di un’azienda barese che si occupa di manutenzione, era rimasto accanto alla moglie – che da tempo soffriva di una grave depressione – per aiutarla a curare le turbe psichiche ed era descritto da tutti come una brava persona, e un bravo padre. Ma solo dopo l’aggressione era stata condotta in una Rems, una struttura sanitaria di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali e ritenuti socialmente pericolosi. Struttura dove si trova ancora oggi.  https://www.today.it

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