Intervista a Mario Adinolfi

Mario Adinolfi
Mario Adinolfi

Intervista a Mario Adinolfi – di Gloria Callarelli

E adesso largo all’alternativa “antimondialista” : “Dobbiamo andare tutti uniti. In ballo un cambio epocale”

Dentro dovrebbe esserci tutto il fronte “antimondialista” anche se di fatto oggi quella galassia appare ancora piuttosto frammentata. Dividono i retaggi delle vecchie ideologie, i vecchi schemi italiani, più che le idee. Ma la necessità di arrivare all’obiettivo deve essere più forte. E così dopo l’addio di Draghi, e a pochi mesi dal voto, il fronte politico più delineato al momento appare quello di Adinolfi-Di Stefano, con “Alternativa per l’Italia”, che ammicca a Paragone, sente Marco Rizzo non disdegna altre formazioni minori e si appresta a lanciare un’alleanza antimondialista. Un’utopia forse ma oggi più che mai una necessità, quella di unire tutti, che parte da un unico denominatore, quello più importante: la lotta al globalismo e al fronte mondialista con un programma elettorale che deve essere chiaro, incisivo e popolare. Un’idea oggi sentita da molti e della quale parla proprio il leader del Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi, che ha già incassato il sì di Di Stefano, ex Casapound, e che ora, con le fresche dimissioni dell’ex premier italiano, sta lavorando ancora più alacremente proprio in questa direzione.

Mario Adinolfi: dopo la caduta di Draghi lo scenario potrebbe cambiare anche in termini elettorali con la possibilità, se tutto va bene, di andare al voto e decidere di cambiare le sorti di questo Paese.

Noi vogliamo dare la possibilità agli italiani di poter scegliere chi nel sociale, nelle piazze, nella tragedia della pandemia o della fase più delicata della guerra, ha offerto un punto di vista diverso che si è estrinsecato anche in una manifestazione di piazza del 5 marzo insieme alle altre forze della vasta area di opposizione al governo Draghi. Tutte le forze dovrebbero unirsi in una forma alternativa: noi ne abbiamo già unite due, il Popolo della Famiglia ed Exit di Simone Di Stefano, e altre sigle minori in Alternativa per l’Italia. Sentiamo tutti i giorni Italexit, ho sentito Marco Rizzo. Da alcuni sento arrivare vecchi veti di natura ideologica, che oggi ormai non hanno nessun senso, ma con altri i lavori sono ampiamente aperti e operanti. Dobbiamo essere molto concreti perché abbiamo tempi molto stretti e dobbiamo arrivare alle determinazioni finali entro pochi giorni.

Come si conciliano forze diverse con differenze anche sostanziali sul piano valoriale?

Ovviamente le differenze permarranno ma ci sarà un minimo comune denominatore che sarà il programma di governo: penso al tema della natalità, della lotta al green pass e al sistema digitale, del lavoro, della piccola impresa. Sulle visioni valoriali ognuno si tiene la sua.

Parliamo di “vecchia politica”. Gli scenari che coinvolgeranno Giorgia Meloni?

La Meloni vuole andare a elezioni con vecchio schema centrodestra: contraddittorio perché questi partiti che lo compongono hanno governato con Draghi e sono corresponsabili della gestione pessima della pandemia, delle scelta di politiche estere che farà pagare un prezzo enorme e ingiustificato agli italiani, della scelta bellicista che il popolo italiano ha rifiutato. Come potrà condurre lei una battaglia che dovrà essere combattuta sul filo della coerenza? La Meloni da dieci anni è all’opposizione di qualsiasi governo però farà coalizione con le forze che in questi anni sono state dentro a qualsiasi governo…un controsenso Salvini era vice di Giuseppe Conte, collega di Di Maio, addirittura in maggioranza con il PD di Letta. A Meloni io ho fatto la mia proposta: guida tu le opposizioni vere all’ultima esperienza di governo e con questo potrai avere un profilo politico coerente che ti porterà a palazzo Chigi. Altrimenti sono certo non la faranno arrivare a Palazzo Chigi e saranno proprio i suoi stessi alleati a sbarrarle la strada. Vedremo se vincerà il vecchio gattopardismo all’italiana o se il mio stimolo servirà a qualcosa.

Dopo la caduta di Draghi, cambieranno le cose? O effettivamente si rimescoleranno le carte e saremo nuovamente punto e a capo?

Finchè c’è la possibilità di andare alle urne elettorali e votare la responsabilità oggi sarà degli italiani. Gli italiani che hanno combattuto e deciso in questi mesi, in questi anni, di costruire un livello di opposizione forte alle politiche complessive della globalizzazione, che ci volevano imporre o alla logica atlantista asservita a scelte non compiute in Italia e ai danni del popolo italiano, oggi hanno occasione di far pesare il loro consenso. Se questi, gli stessi che ho sentito e incrociato, voteranno i soliti partiti vorrà dire che gli italiani hanno avuto scarsa capacità di comprendere quando la storia chiama e ha chiamato a decisioni fondamentali. Queste elezioni hanno valenza da cambio d’epoca: gli italiani devono capire quanto potrà pesare il loro voto.

E’ caduto Johnson, è caduto Draghi, il mondo è politicamente in subbuglio. E’ il segno che qualcosa a livello globalista sta cambiando?

Qualcosa sta avvenendo a livello globale, questi sono segni dei tempi. Si capisce come ci sia un’accelerazione della storia che ci permette di guardare ai movimenti di livello globale non casuale. Non solo cade Johnson, non solo Draghi. Segnalo che Macron fatica ad avere una maggioranza all’assemblea nazionale che le forze di Mélenchon e Le Pen sono di fatto maggioritarie del Parlamento francese, che il cancielliere Scholz gode di un discredito nazionale e internazionale che non si registrava dai tempi di Schroeder, segnalo che i governi, penso anche agli Usa che si devono affacciare a momenti di valutazione elettorale, lo fanno n una condizione di enorme difficoltà. Joe Biden di qui a tre mesi perderà la faccia e la possibilità di ricandidarsi alle elezioni del 2024. La mia impressione è che la spinta popolare al cambiamento e al rifiuto dei meccanismi globalisti è diventato qualcosa di popolo.

Come risponderanno le forze globaliste a tutto questo?

Indurendo le posizioni, blindandosi tra loro. Sono dinamiche storiche: bisognerà essere antitetici rispetto alla proposta globalista ed essere ancorati a valori forti profondi, nazionali, culturali, identitari, religiosi per fa sì che questa ondata di conformismo sia respinta in termini definitivi.

Infine, nota curiosa: Draghi alla fine che farà?

Io so che lui non ha voglia, non è adatto al ruolo che aveva assunto: era stato chiamato con la promessa di fare il presidente della Repubblica. Una promessa che ha fregato anche lui. It’s not his cup of tea: uno come lui dalla Commissione Europea alla Nato un posto in cui i suoi servigi potranno essere remunerati lo avrà certamente.

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