Riforma Cartabia, presidente Anm Santalucia: “È La morte del processo”

presidente Anm Santalucia e Marta Cartabia

di Antonio Amorosi – La Riforma della Giustizia del ministro Marta Cartabia tiene banco. Ne abbiamo parlato con il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) Giuseppe Santalucia

Presidente, cosa pensa della riforma?

Innanzitutto la riforma Cartabia sta concentrando tutta l’attenzione sulla prescrizione processuale perché introduce un meccanismo che desta fortissime preoccupazioni. Questo è un dato di fatto perché introduce dei limiti temporali ai giudici nelle impugnazioni.

Parliamo di Appello e Cassazione…

Sì, riservando, nel caso di sforamento di questi limiti temporali, dettati in astratto, senza considerazione della realtà attuale degli uffici, e molti sono in sofferenza, la morte del processo

Capisco…

E questo preoccupa non tanto per la categoria dei magistrati… c’è la messa in gioco dei diritti delle persone e delle vittime. Questo è un meccanismo che deve essere in qualche modo ricondotto a ragionevolezza. Oggi come è negli emendamenti non è ragionevole

La sesta commissione del CSM sì espressa in modo molto negativo sulla riforma…

Eh sì… È un parere di assoluto buon senso. Se alcuni uffici giudiziari importanti, penso alle Corti d’Appello di Roma, Napoli, Reggio Calabria, Venezia, sono in grave sofferenza organizzativa, prima di introdurre un meccanismo tagliola occorre andarci cauti. Ci sono i diritti delle persone che si amputano

Non si potrebbe pensare, vista la difficoltà oggettiva delle Corti d’Appello e dei Tribunali, ad una fase transitoria di un numero di anni superiore a quelli prevista dalla riforma (2 anni per l’Appello, uno per la Cassazione, ndr) per arrivare poi ai tempi della Riforma Cartabia?

Una fase transitoria è indispensabile. Occorre quantomeno, sto parlando del minimo, sperimentare tempi considerevolmente più ampi di quelli che ha pensato il governo. Dopodiché li si testa sul campo, ed è quello che è mancato in questa riforma, poi si vedrà. Ma bisogna quantomeno sperimentare sul campo

Il problema non si crea per la presenza della riforma Bonafede, con la prescrizione che scatta per qualsiasi reato dopo il primo grado di giudizio? Voglio dire: se noi avessimo un sistema, come c’era prima, dove la prescrizione scattava in relazione alla gravità dei reati, perché una cosa è l’omicidio o il reato di mafia, un altro la diffamazione o l’incidente, i problemi delle tempistiche e della durata del processo verrebbero affrontati in tutt’altra ottica. Non avrebbe senso tornare a quello che c’era prima? In modo che ci sia una proporzionalità tra prescrizione e reati?

Questa è una scelta della politica, prima c’era la riforma Orlando…

Ma potrebbe avere un senso questo discorso o no?

Certo, rispetto a questo meccanismo così, com’è costruito, mi sembra assolutamente migliore, però questo dipende dalla politica. Noi diciamo alla politica: se questa è la vostra scelta, i tempi che avete ipotizzato per l’Appello e la Cassazione non sono tempi credibili. Non è che siamo noi a scegliere. Quello che possiamo dire è: di fronte a questo progetto quello che viene abbandonato era di gran lunga migliore

Per la prescrizione…

La Riforma Bonafede mirava a diminuire fortemente i casi di prescrizione. Così invece aumentano vorticosamente.

Bisognerebbe trovare una giusta via di mezzo. Neanche ci possono essere processi a vita. Le faccio l’esempio dei giornalisti che finiscono spesso a processo per querele intimidatorie: saremo sotto processo a vita…

Io non trascuro l’esigenza di assicurare un tempo ragionevole all’imputato. Assolutamente lo capisco. Deve essere ragionevole ma sia per l’imputato che per l’accertamento.

Eh sì, certo…

Così la ragionevolezza non la vedo proprio. Sappiamo che a Napoli ci sono 55.000 processi pendenti formati, non sono io a dover dire come e perché, ma questo è il dato da cui muovere. Bisogna studiare e creare delle soglie temporali sostenibili

Qualcuno continua a proporre di eliminare l’obbligatorietà dell’azione penale. È una strada percorribile?

Intanto l’obbligatorietà è prevista dalla Costituzione, per noi è un valore, e una riforma costituzionale non è sul tappeto, quindi non è nell’agenda. Io dico: bisogna fare delle riforme di leggi ordinarie che siano ragionevoli

Ma la Cartabia può essere un buon punto di partenza per parlare di riforma della giustizia o siamo sulla cattiva strada?

I lavori della commissione Lattanzi, da cui prende spunto la riforma, contenevano e contengono vari spunti di interesse positivi. Molti però sono caduti perché gli emendamenti governativi ne hanno recepito solo alcuni. Ma quando introduciamo un meccanismo che mette a rischio il processo tutte le migliorie cadono perché il processo viene ucciso, amputato. Non è un voler sottovalutare quel che di buono c’è nella Riforma Cartabia ma qui si introduce un meccanismo che ha un problema evidente.  affaritaliani.it

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