Obbligo vaccinale per operatori sanitari, De Monte “legge discriminante e violenta”

Amato De Monte

TRIESTE, 19 GIU – Amato De Monte, Direttore del Dipartimento di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale di Udine, al centro di polemiche in seguito alla nomina a capo del Sores (Struttura operativa regionale emergenza sanitaria) del Fvg, ha reso noto oggi di essersi vaccinato ma ha attaccato la “legge arrogante, discriminante e violenta” che obbliga alla somministrazione e ha ribadito di aver dato mandato ai propri legali di difendere la sua persona e immagine.

In una nota diffusa stamani il medico scrive che, “visto che l’intensa campagna diffamatoria, denigratoria e strumentale messa in atto nei miei confronti non accenna a placarsi, pur trattandosi di dati sensibili, reputo opportuno comunicare di essermi sottoposto al trattamento con idoneo Vaccino da me valutato meno rischioso per le mie attuali condizioni di salute. Somministrazione, tra l’altro, già prenotata fin dallo scorso Aprile“.

De Monte denuncia ‘arroganza e violenza di una legge ricattatoria’

“Contestualmente – prosegue la nota – denuncio l’arroganza e la violenza di una legge discriminatoria e ricattatoria per tutti gli operatori sanitari, ai quali impone un trattamento medico obbligatorio, senza che vi sia alcun supporto scientifico che ne giustifichi il beneficio”. Secondo De Monte la legge “è incurante della Costituzione, più volte acclamata come la più bella del mondo; della Legge sul Consenso Informato e di disposizioni anticipate di trattamento, autodeterminazione e libertà di cura; della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea; della Risoluzione 2361 (2021) votata dal Consiglio d’Europa a garanzia che:

‘i cittadini siano informati che la vaccinazione NON è obbligatoria e che nessuno deve farsi vaccinare se non lo desidera”, e “garantire che nessuno sarà discriminato per non essere stato vaccinato'”. Infine, il comunicato di De Monte conferma di “aver dato disposizione ai miei avvocati di procedere nelle dovute sedi a difesa della mia persona e della mia immagine“. (ANSA).

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