Caso Yara, per la terza volta la Cassazione dà ragione a Massimo Bossetti

Massimo Bossetti caso Yara

Per la terza volta, la Cassazione dà ragione a Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, e ora i legali del 51enne, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, facendo intendere di avere altre carte da giocare, promettono un “terremoto”. Come anticipato dal settimanale Oggi, gli ermellini hanno rinviato alla corte di assise di Bergamo il giudizio sull’istanza relativa allo stato di conservazione dei reperti concernenti il delitto della 13enne di Brembate di Sopra, annullando il provvedimento del giudice dell’esecuzione Giovanni Petillo, che a suo tempo aveva respinto l’istanza con cui la difesa chiedeva di sapere come fossero conservati i campioni di Dna presi in custodia dall’Ufficio corpi di reato del tribunale di Bergamo.

Massimo Bossetti, la sentenza

Si tratta dunque di una nuova pronuncia a favore del muratore di Malpello dopo le due precedenti istanze circa le modalità di accesso ai reperti – tra cui il Dna e gli abiti della vittima -. Anche su questi aspetti la Cassazione aveva rinviato a Bergamo e lo scorso 19 maggio c’è stata un’udienza in cui i difensori hanno nuovamente sollecitato un calendario per poter visionare le prove su cui si è decisa la condanna all’ergastolo del loro assistito.

Caso Yara, soddisfazione dei legali di Massimo Bossetti

Per l’avvocato Salvagni, “un’altra volta la Corte di Cassazione stabilisce un principio di diritto: che sia i giudice dell’esecuzione (appunto la Corte d’Assise di Bergamo ndr.) a dover dare le risposte alle domande che poniamo. Sono soddisfatto”. Da tempo la difesa chiede di poter analizzare campioni e reperti e la ripetizione dell’esame del Dna, la cosiddetta ‘Prova regina’ che ha portato alla condanna di Bossetti per l’omicidio della tredicenne. Nella scorsa udienza si aveva avuto conferma che la traccia 31 G20, trovata sui leggins della ragazza uccisa e che fu stabilito appartenere a Bossetti, è effettivamente esaurita.

Gli “scartini”

Il settimanale Oggi riferisce anche che il 19 maggio si è tenuta uu’ udienza a porte chiuse a Bergamo durante la quale il Procuratore capo Antonio Chiappani e il Pm Letizia Ruggeri hanno dichiarato che si oppongono sia alla ricognizione di tutti gli indumenti che Yara indossava quella tragica sera che alla revisione dei reperti riconsegnati dal genetista Giorgio Casari, bollando i 54 campioni di Dna come degli “scartini”. Mentre la difesa ha fatto capire di avere carte da giocare, in grado di provocare un “terremoto”, ma si sono sentiti dire dal Procuratore che rischiano una raffica di querele.

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