di Vincenza Palmieri – – “Le parole più forti che ho sentito pronunciare in relazione al fenomeno diffuso della Violenza sulle Donne, provenivano da un nonno. Raccontava: Mia figlia, quando è entrata in quel Centro, con i suoi bambini, per ripararsi da violenze irripetibili, non sapeva che le si sarebbero sprangate le porte alle spalle. È un’atroce realtà ancora non raccontata. Perché si è combattuti tra denunciare un fatto reale ma – anche – correre il rischio di “invalidare†una conquista per le donne vittime di violenza: quella di un luogo per la tutela dell’anima e del corpo.
Ciò che, all’inizio della mia attività di Consulente Tecnico di Parte mi sembrava qualche caso isolato, si è rivelata, col tempo, una delle tante atroci diffuse verità .
Troppe volte queste donne, nel momento in cui sono entrate in Comunità , non sapevano che poi sarebbero state separate dai propri figli. Mentre l’uomo violento rimaneva libero, fuori, e con la casa, la strada, il mondo, la società a propria disposizione, la donna vittima di violenza diventava prigioniera, costretta a vivere in cattività e con attorno – fuori dalle mura – il mormorio del giudizio sociale e la spada di Damocle dei Protocolli Istituzionali.
Ciò a cui assistiamo, infatti, non è altro che un altro modo per sottrarre Bambini alla responsabilità genitoriale. E, allora, a donne che sono passate dalla violenza in casa alla prigionia in strutture, vengono sottratti i figli perché “HANNO DENUNCIATO TROPPO TARDI”.
Vengono giudicate “inadatte a crescere ed educare i propri bambini” . Nella casa del terrore è rimasto l’uomo. LIBERO
Al genitore abusato, intanto, viene tolto tutto il resto. La vittima è così sempre più vittima: di una nuova terribile violenza.
Spesso queste donne, prive ormai di tutto, tornano nella casa genitoriale da cui erano scappate. Ormai vuote, derubate, depauperate dell’unica ricchezza loro rimasta: quella di essere madri. Non stiamo dicendo che solo gli uomini siano violenti. Abbiamo notizie di donne altrettanto aggressive. Non è una questione di “genere”, ma di SISTEMA!
Ma i numeri relativi, ad esempio, ai casi più gravi, che sconfinano nel Femminicidio ci raccontano che una donna viene riconosciuta come vittima – senza corresponsabilità , senza “essersela cercata†– solo davanti al più estremo degli epiloghi: trovarla morta!
E, in più, queste donne devono difendersi dal fatto di non essere considerate mentalmente sane. Magari semplicemente perché non sono scappate al primo schiaffo.
Questa è la persistente vicenda di cui ci dobbiamo occupare: â€ti sei fatta maltrattare e allora non sei una brava mammaâ€.
Parliamo di una Genitore che è stata maltrattata dall’altro; e – come se non bastasse – questi continua ad essere maltrattata dalla famiglia e dalla Giustizia. E perde i suoi figli.
E SE QUESTO NON BASTASSE, c’è ancora di peggio: uno “strano” Sistema impone di riallacciare i fili snodati.
Troppo spesso si assiste a disposizioni per cui i bambini e bambine che hanno assistito a maltrattamenti di una genitore verso l’altro, e ne hanno ancora paura devono poi rivedere, rincontrare il genitore maltrattante. Altrimenti la VITTIMA VIENE ACCUSATA ANCHE DI ALIENAZIONE!
E SE NEMMENO QUESTO BASTASSE i bambini sono allontanati dai genitori accudenti che hanno avuto il coraggio di denunciare i maltrattamenti; e messi in Casa Famiglia perché vengano “resettati” come nel caso di Violetta, per piegarsi al volere di operatori (ed operatrici!) che non hanno alcun rispetto per chi è stato vittima di maltrattamento: né il genitore maltrattato, né il bambino.
E SE ANCHE QUESTO ANCORA NON BASTASSE, abbiamo una miriade di informazioni su bambini che vengono, poi, sottoposti ad estenuanti trattamenti di terapia psicofarmacologica: perché risultano sbagliati e malati, loro.
La colpa qual è? Essere stati vittima di violenza e, dopo, anche di un Sistema che è violento. Che incrementa la Filiera Psichiatrica attraverso ogni rivolo sociale.
Oggi è la Giornata Internazionale per l’eliminazione della Violenza sulle Donne. Se vogliamo parlare di tutto questo, allora, io ci sto. Altrimenti, continuerò a fare semplicemente il mio lavoro. Insieme a quanti, continuano persistentemente, a non chinare il capo! Una grande Squadra!â€.
Vincenza Palmieri