Mamma costretta dai servizi sociali a prendere psicofarmaci per non perdere i figli

COSTRETTA DAI SERVIZI SOCIALI AD ASSUMERE INUTILI PSICOFARMACI PER NON PERDERE I FIGLI. La donna, di origine marocchina, raggirata perché non parla bene l’italiano. E i figli glieli hanno tolti lo stesso

(Piacenza, 23 Settembre 2020). Per non perdere i figli è stata costretta a sottoporsi per mesi a una cura psichiatrica, con l’assunzione di farmaci, pur non avendo alcun tipo di patologia. Ma i Servizi sociali di un Comune della provincia di Piacenza erano stati chiari: o si sottoponeva alla cura, oppure perdeva i suoi tre figli. La donna, di origine marocchina, poco o nulla sapeva di come funzioni il sistema dei Servizi sociali italiani e men che meno cosa fosse un Centro di salute mentale. Ma si è fidata, per paura di perdere i bambini, e si è sottoposta alla cura. Quando però, capendo finalmente che di quei farmaci lei non aveva bisogno, ha smesso di assumerli, i Servizi sociali, pur in assenza di violenza o di stato di abbandono e negligenza, le hanno immediatamente sottratto i tre figli, collocandoli in una comunità. Nella quale i ragazzini soffrono, privati senza motivo di tutto quanto conoscevano, dalla scuola agli amici, oltre che dei loro genitori.

«C’è un accanimento inspiegabile contro questi genitori» dichiara l’avvocato Francesco Miraglia, al quale la coppia si è rivolta quando ha compreso di che raggiro era stata vittima. «I Servizi sociali sono arrivati persino a sospendere gli incontri tra genitori e figli perché li avevano salutati in arabo, anziché in italiano!
È chiara la volontà dei Servizi sociali di voler togliere a tutti i costi i figli a questa coppia, accampando scuse di ogni genere. Peggio, però, è stato costringere la signora ad assumere degli psicofarmaci per un presunto “disturbo paranoide”. A parte che gli assistenti sociali, non essendo medici, non si comprende come possano aver intravvisto nella signora i segni di una malattia mentale, non comprendiamo nemmeno quale sia questa malattia, dal momento che, da quando ha smesso di assumere questa cura, la signora sta benissimo, non ha mai avuto crisi, come del resto non le aveva avute nemmeno in precedenza». La coppia ha denunciato quindi il medico del Csm, l’assistente sociale e la responsabile dei Servizi alla famiglia per violenza privata, false attestazioni all’autorità giudiziaria e abuso d’ufficio.

«Certe cose non dovrebbero capitare eppure assisto continuamente ad azioni simili commesse dai Servizi sociali e dai tribunali contro persone innocenti» prosegue l’avvocato Miraglia. «Questo è il chiaro esempio di ciò che vado denunciando da anni: la superficialità con la quale agiscono i Tribunali per i minorenni, che spesso non si prendono la briga di leggere le relazioni che giungono loro, che non approfondiscono i casi, che non chiedono di sentire i diretti interessati né di verificare di persona ciò che sostengono le assistenti sociali. Si limitano a fare un copia e incolla delle relazioni, prendendole per buone in assoluto, assumendo poi delle decisioni che causano alla fine dei danni irreparabili, specialmente ai minori che dovrebbero invece tutelare.

Le loro azioni si traducono per lo più nell’allontanare i bambini da casa e nell’inserirli in comunità. Ma a meno che non si tratti di situazione di pericolo per l’incolumità dei minori, quale bambino può trovare una qualunque forma di giovamento dall’essere allontanato da casa propria, dai suoi affetti, dalla scuola che frequenta e dagli amici, dallo sport che è abituato a praticare? E magari rimane in questa situazione per anni. Mi auguro che questi genitori miei assistiti non debbano patire un allontanamento di anni dai propri figli e soprattutto auspico che i bambini possano tornare quanto prima a vivere con i propri genitori, che li hanno sempre amati e accuditi con cura e amore».

Avv. Francesco Miraglia

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