Coronavirus: a pagare saranno sempre gli stessi. “Io non ci sto più”

di Aldo Grandi

Cari lettori sono dieci anni che, tra querele e denunce, esposti e proteste, chi scrive ha cercato di farvi leggere un modo di fare giornalismo sicuramente anomalo alle nostre latitudini, provocatorio come quant’altri mai, aggressivo, indisponente, irrispettoso, politicamente scorretto, mai ossequiante, un giornalismo che ha rispecchiato e rispecchia il carattere dell’autore e del fondatore di queste Gazzette (gazzetta di Lucca, Viareggio, ecc…). A volte abbiamo esagerato, probabilmente, ma ci abbiamo sempre messo la faccia e, soprattutto, abbiamo sempre pagato di persona cosa che, di questi tempi, accade soltanto raramente e, guarda caso, sempre agli stessi a coloro, cioè, che non sanno mai quale sarà il loro futuro perché, purtroppo, sono alle prese con una vita che ti rende difficile affrontare persino il presente.

Da alcune settimane a questa parte siamo stati colpiti da una calamità le cui dimensioni e la cui pericolosità sono state amplificate da un sistema di comunicazione che definire corrotto nel midollo, impazzito e senza misura è usare un eufemismo. Ma tant’è. Ne siamo responsabili tutti, noi giornalisti per primi, sempre alla ricerca di quell’uovo da mangiare in culo alla gallina nemmeno fossimo all’ultimo giorno di vita.

Per anni ci hanno insegnato o, almeno, si sono sforzati di farlo, che accogliere indiscriminatamente milioni di esseri umani provenienti dai quattro angoli del pianeta in cerca di una vita migliore fosse un dovere, addirittura, un obbligo. Ci hanno bastonato chiamandoci sovranisti, fascisti, razzisti, solo perché facevamo presente che abolire i confini, aprire le frontiere, stravaccare i porti non erano misure degne di uno stato che volesse bene, innanzitutto, alla propria nazione che altro è rispetto al concetto, burocratico, di stato.

Hanno provato a convincerci, gli imbecilli del pensiero unico devastante, che non aveva più senso parlare di Italia, bensì avremmo dovuto sostituire, addirittura, la nostra lingua e tutto il resto con un concetto superiore, quello di Europa quando, a fatica, in tempi di Coronavirus e non solo, a malapena si riesce a sentirsi comunità solamente e non sempre, all’interno della propria abitazione. Ci hanno gridato che, alla prima difficoltà concreta, l’Unione Europea si sarebbe dannata l’anima per venirci in soccorso.

Ricordate lo spread tra i Btp e i Bund tedeschi? Con Salvini, anche lui, ormai, alle prese con il dilemma shakespeariano dell’essere o non essere, lo spread aveva raggiunto livelli altissimi, esattamente come accade oggi con le Borse che colano a picco e i risparmiatori che chiamano in banca e, se sono aperte, si sentono rispondere che è normale.

Ricordiamo alcuni giornali e giornalisti, televisioni e yes men, annunciare l’imminente apocalisse perché i mercati, questi fottutissimi soggetti senza volto né nome, non potevano sopportare l’instabilità di un governo sovranista che metteva a repentaglio le politiche decise dagli organismi sovranazionali che hanno espropriato, con la scusa della solidarietà, l’indipendenza e l’autonomia dei singoli stati svenduti da una classe politica di servi sciocchi unita solamente dal denaro e dal potere, senza dignità, patria e orgoglio.

Oggi che lo spread è tornato a livelli insostenibili anche per l’assurda assenza di cooperazione europea e la dimostrazione – vedi vendita delle mascherine vietata da Francia e Germania all’Italia – che ognuno fa per sé dio per tutti, nessuno che si sbraccia o si strappa i capelli accusando la Bce o qualche altro idiota che guadagna centinaia di migliaia di euro all’anno.

Dove è finita la signora Laura Boldrini, dove sono finiti tutti quei politici che, fino a ieri, hanno urlato che bisognava fare entrare tutti perché ci avrebbero sostituito degnamente pagandoci le pensioni e facendo quei figli che, noi, al contrario, non facciamo più?

Ci hanno, noi piccoli imprenditori di noi stessi, gli artigiani, le piccole e medie imprese, i commercianti, i liberi professionisti, gli ambulanti tutti quelli che, in sostanza, vivono solo se vendono veni o servizi, massacrato, dissanguato, perseguitato fiscalmente in tutti i modi, lasciandoci, spesso, senza un soldo e in grado, una preghiera almeno, di spararsi un colpo in testa o appendersi con il cappio al collo. Dov’erano i politicanti da stra(c)azzo che adesso si sciacquano la bocca appellandosi all’unità e cercando, con la motivazione di un virus che sarebbe come la peste bubbonica, l’Ebola o il colera, di farci riscoprire quella unità nazionale che loro per primi hanno sempre rinnegato?

Così, amici miei, adesso dovremmo accettare supinamente e passivamente ogni ordine che ci viene impartito, questo, almeno, di stare in casa, si presuppone e ci si augura, anche a nostro beneficio.

Dicono, i politicanti da 12 mila euro al mese – a proposito, avete sentito qualcuno disposto, per solidarietà, a cederne una parte in beneficenza o a rinunciarvi del tutto? – che ora penseranno a tutto loro, che sono in arrivo i 25 miliardi di euro capaci di far tornare il sorriso sul volto di chi, quel sorriso, non ha più, solo sangue e nemmeno più lacrime. Ma chi sta per finire i risparmi, chi ha esaurito i fidi, chi non lavora e non guadagna, chi non vende e non incassa come farà a ricevere questi soldi che, bontà loro, stanno arrivando a pioggia?

Si potrà andare in banca, sedersi alla scrivania – a un metro di distanza e anche più ovviamente – e chiedere, semplicemente, ‘dateci qualcosa’ oppure bisognerà presentare garanzie, dare documenti, firmare fogli?

Ci hanno annunciato e promesso che non avremmo pagato le bollette di gas, luce e acqua, che le rate del mutuo saranno sospese per 18 mesi, che prestiti e mutui di impresa avrebbero ricevuto una robusta frenata, ma quando?, ma dove? Pensate davvero che sia così semplice e che le banche, le aziende municipalizzate o private che gestiscono e distribuiscono l’energia siano così disponibili?

E il fisco? Ed Equitalia e l’agenzia delle entrate? Ci hanno detto che imposte e tasse saranno sospese. Ma che vuol dire? Semplice, che lo prenderemo nel culo fra qualche mese perché il debito resta, ma i guadagni no quindi a cosa serve raccontarci le barzellette?

Ecco, cari lettori, noi che viviamo di pubblicità privata e senza contributi dallo stato, dalla regione, dagli enti pubblici, abbiamo 25 mila euro di crediti da riscuotere e possiamo solo sperare che i nostri debitori e clienti, ai quali va la nostra riconoscenza infinita, siano in grado di pagare. Altrimenti saranno, come si suol dire, cazzi anche più amari del normale.

Tutto questo per dirvi che io non ci sto più a dover per forza sembrare quello che non si può essere, a fingere gratitudine per chi, già da domani a Coronavirus finito, riprenderà a martellarci sui coglioni fino a quando non resterà che una misera poltiglia. Io non ci sto più a farmi prendere in giro, a remare nella stessa direzione di chi, fino a due settimane fa, sistematicamente ci spingeva verso il baratro.

Mai come oggi è evidente che a fine emergenza qualcuno, inevitabilmente, dovrà cambiare. E pagare, ma non dovranno né potranno essere sempre gli stessi.

Aldo Grandi –   www.lagazzettadilucca.it

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