Migranti, aumentano gli sbarchi: Lamorgese vuole riaprire gli hotel

Partiamo da un dato +800%. È questo il sensazionale risultato conseguito dall’ attuale governo sul fronte degli sbarchi. Nel 2019 a metà febbraio erano stati 227 gli immigrati arrivati in Italia via mare, quest’ anno siamo già a quota 2065. Numeri che in qualsiasi Paese verrebbero percepiti come un campanello d’ allarme formato Big Ben, ma non da noi. Qui mentre il problema torna a ingigantirsi la maggioranza dibatte su come smantellare i decreti sicurezza. Il risultato è ampiamente prevedibile: i flussi dall’ Africa continueranno a crescere e in estate torneremo ai volumi precedenti all’ intervento di Matteo Salvini e Marco Minniti.

Ricominceremo quindi a spendere miliardi (4,5 in un anno nel 2017) per mantenere richiedenti asilo che nella stragrande maggioranza dei casi (circa due terzi) attraversano il mare in cerca di fortuna, non certo per sfuggire alla guerra. Semplici clandestini. E ovviamente ci toccherà fare la conta dei morti in mare, perché sia i dati Onu che quelli diffusi dall’ attuale ministro dell’ Interno Luciana Lamorgese – non certo una sovranista – hanno confermato che con l’ incremento delle partenze dalla Libia aumentano pure i cadaveri. Ma non è tutto.

IL PIANO DELRIO
Ovviamente già si discute su come distribuire questi nuovi “ospiti”. Il Partito Democratico insiste perché si torni immediatamente all'”accoglienza diffusa”, ovvero a quel sistema messo in piedi in 5 anni di governi targati Pd per spalmare su tutto il territorio il peso delle ondate migratorie. Il capogruppo dem alla Camera Graziano Delrio l’ ha detto chiaro: serve una legge per riportarci al passato. Quel meccanismo, però, aveva dei costi esorbitanti. Invece di ospitare i richiedenti asilo in grandi centri, i rifugiati finivano in piccole strutture, molto spesso hotel di medio livello. Tanti albergatori piuttosto che affrontare il mercato avevano preferito convertire la propria attività in campi profughi. Il tutto perché per ogni persona venivano garantiti 35 euro, una somma discreta. Soldi facili, “una pacchia”, come rilevato da Salvini. E per questo il ministro leghista nel corso del suo mandato ha progressivamente tagliato la diaria fino ad arrivare 19 euro al giorno. L’ attuale esecutivo ha già riportato la somma a 22 euro nelle scorse settimane con le nuove circolari del ministero dell’ Interno, ma alle associazioni che operano nel settore non basta. Lo dimostra lo sciopero di Torino, dove alcuni giorni fa il personale delle no-profit ha incrociato le braccia ed è sceso in piazza con le Sardine per chiedere più denaro per continuare la loro attività di integrazione e assistenza.

L’attuale maggioranza sembra succube delle Ong, soprattutto quando queste invocano regole meno stringenti per i soccorsi in mare. Con il rischio che la presenza di questi equipaggi nel canale di Sicilia favorisca nuove partenze dall’ Africa. Ieri, tanto per fare un esempio, la Ocean Viking ha preso a bordo 84 persone salpate da Tripoli con un barcone di legno. Poco dopo la partenza si sono messi direttamente in contatto con il centralino delle Organizzazioni non governative (Alarm Phone) per chiedere di essere recuperate. Più che un’ operazione di salvataggio, un appuntamento tra le onde per passare dall’ Africa all’ Europa. Con qualche criminale scafista al centro dell’ operazione.

TRAFFICO AL LARGO
Le Ong, insomma, tifano perché il traffico nel Mediterraneo riprenda il più presto possibile, anche con precisi dossier di denuncia. Ieri a Bruxelles è stata presentata una ricerca che accusa l’ Unione Europea di spendere troppi soldi per contrastare l’ immigrazione clandestina. In Italia, invece ancora si discute del grande piano del governo giallo-rosso che avrebbe dovuto risolvere il problema una volta per tutte. Luigi Di Maio, al suo arrivo alla Farnesina, aveva spiegato che era necessario intervenire aumentando i rimpatri, più che insistere con la linea dura di Salvini per contrastare gli sbarchi.

Ovviamente è stato un completo disastro: appena 470 persone rispedite al mittente da settembre a oggi a fronte di migliaia di nuovi arrivi, che come detto sono in aumento vertiginoso. E perfino su questi pochi rimpatri ci sono dei dubbi: molti degli ex galeotti che siamo riusciti a trasferire all’ estero a venivano dall’ Egitto, paese accusato di violare i diritti umani dei galeotti. Ieri il garante per i diritti dei detenuti ha chiesto al governo di farmarsi: Il Cairo tratta i carcerati in maniera disumana. In futuro, quindi, i criminali ce li terremo qui.

di Lorenzo Mottola – – www.liberoquotidiano.it

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