Razzismo di sinistra e integrazione

L’antipatia verso Israele e gli ebrei oggi cresce esponenzialmente con l’incremento dell’immigrazione islamica in Italia che rafforza, anche con l’aumento numerico dei sostenitori, le posizioni anti-israeliane di buona parte della sinistra nostrana. E’ peraltro nota la posizione favorevole della sinistra verso l’islam e l’immigrazione e, nel contempo, contro Israele.

Andrebbe considerato che nell’islam l’odio anti-ebraico ha una base dottrinale religiosa e risale ai tempi del profeta Maometto, quindi millequattrocento anni prima della nascita dello stato d’Israele, e non è quindi originato dall’esistenza di Israele e dal conflitto con la Palestina. L’antisemitismo di sinistra, velato da anti-sionismo, trova invece una sponda forse indesiderata nell’antisemitismo di certo neo-nazismo, fortunatame minoritario, presente qua e là in Europa.

Se ripercorriamo i legami storici fra nazismo hitleriano e islam medio orientale, che fra l’altro portò alla formazioni di battaglioni musulmani a fianco delle SS naziste durante la 2a guerra mondiale,( battaglione 13a Waffen- Freies Arabien, nata dall’accordo fra Hitler e Amin Al Husayni gran Muftì di Gerusalemme) il cerchio si chiude attorno ad un obiettivo che accomunò e accomuna, islam e nazismo : l’auspicata eliminazione totale degli ebrei dalla faccia della terra.

In Italia esistono organizzazioni volontarie politicamente orientate a sinistra che intercettano facendo rete gli immigrati musulmani in ingresso, offrendo loro assistenza e fornendo corsi gratuiti di lingua italiana. Ho così casualmente constatato come immigrati musulmani di recente ingresso in Italia, che avevo avuto l’occasione di conoscere pochi giorni dopo il loro arrivo, marciassero un mese dopo inquadrati in una manifestazione anti-israeliana, di cui non avevo avuto in precedenza notizia alcuna e che incontrai per caso attraversando il centro di Milano.

Ho maturato così la personale convinzione che verso gli immigrati musulmani ci sia chi esercita una sorta di “reclutamento politico-propagandistico”, incluso in un contesto di accoglienza politicamente finalizzata. Gli slogan in arabo gridati dai manifestanti , hanno radici antiche e fanno riferimento alle battaglie combattute da Maometto contro alcune tribù ebree. Lo slogan più ripetuto in arabo è un esempio di slogan antisemita usato in un contesto in cui l’antisemitismo é “paranventato” da un contesto anti-sionista : “Khaibar,Khaibar, ya Yahud, jesy Muhammad Saifa ya’ud”. E’ una minaccia di morte verso gli ebrei in genere (yahud) che fa riferimento a ciò che fece loro il profeta Maometto nell’oasi di Khaibar, auspicando che la cosa si ripeta. Significato e storia di questo slogan non sto a spiegarli dettagliatamente ora, per non allungare eccessivamente il discorso. Comunque consiglio chi è interessato ad approfondire : anche tramite Google si può trovare tutto quel che si vuole in merito.

In ogni caso portare in piazza immigrati spesso non in regola coi documenti, coinvolgendoli in manifestazioni dai toni così violenti, non mi pare che sia una forma di INTEGRAZIONE in una realtà nazionale che fra l’altro nemmeno conoscono, anche in riferimento ad un ambito di LEGALITA’ e connessi principi la cui conoscenza dovrebbe essere agevolata . E peggio ancora facendoli gridare ripetutamente slogan non specificamente anti-israeliani, ma antisemiti, la qual cosa da noi dovrebbe costituire un reato. Il fatto che pochi capiscano l’arabo, non elimina il reato e poi c’è sempre qualcuno che qualche parola, tante volte ripetuta, comincia a capirla.

VITTORIO ZEDDA

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