“La morte dei due agenti a Trieste è figlia del politicamente corretto”

Il post è stato pubblicato su Faceobok dal generale Milillo, che ha ripreso le considerazioni di un giovane collega sull’assassinio dei due poliziotti a Trieste.

Copio e incollo esternazione di un collega che rischia la vita per assicurare il vivere civile pur se convinto che non sarà gradita a taluni che addirittura auspicano il disarmo delle forze di polizia con le attuali leggi.

Le manette solo in caso di evidente e concreta pericolosità del soggetto, altrimenti non vanno utilizzate. Anche se il soggetto è un fermato, come si dice in gergo. Le fascette in plastica? Per amor del Cielo. Certo, le usano le polizie di tutta Europa. Ma in Italia, no. Sarebbe da fascisti. Se li addestriamo a usare bene le armi, alla difesa personale, all’uso di nuove tecniche di immobilizzazione e messa in sicurezza, stiamo allevando dei fanatici. Se usano le camere di sicurezza senza che vi siano misure coercitive in atto, commettono un abuso. La verità è che la morte dei due agenti a Trieste è figlia del politicamente corretto, dell’abbandono, del “Collè non lo ammanettare. Pure se è agitato, finisce che qualcuno ci filma col cellulare e finiamo sotto”… Non piangeteli ora. Evitate alle famiglie questa ipocrisia. L’Italia è piena di Matteo e Pierluigi. Chi lavora con una divisa va aiutato da vivo. Non commiserato da morto.”

Giancarlo Palombi

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