Immigrazione, la Casta vuole togliere il Viminale a Salvini per scipparci Cultura e Identità

di Ornella Mariani

Una situazione è definibile prerivoluzionaria, quando il Ceto politico non è più in grado di governare.
Così la Russia dei Romanoff.
Così la Germania del 1927.
Così l’Italia di oggi, ormai consegnata ad una interminabile agonia da Macchiette prive di titoli e/o meriti che il Contribuente è costretto a mantenere, alternando il quotidiano fra disperazione e impotenza e tasse e sacrifici e miseria e ingiustizie ed esasperazione, mentre le nostre città; i nostri borghi; le nostre periferie sono impegnate da violenze e brutalità.

Tracotante, la Casta ci scippa Cultura, Tradizioni e Identità per renderci sostituibili; per trarre dalla perdita di speranza la rassegnazione passiva; per relegare i Giovani nel vuoto intellettuale alimentato da suggestioni effimere e giuste alla perdita di giudizio.
E tuttavia non siamo ancora finiti né sconfitti: ci batteremo e, perDio, se ci batteremo…

Adesso assistiamo a squallidi e penosi regolamenti di conti:
la Partita non sta nei conflitti su TAV o autonomie o riforma fiscale e giudiziaria; non sta nelle elezioni SI o elezioni NO; non sta nelle alleanze; non sta nelle soluzioni che l’euroservile figlio di Bernardo Mattarella riuscirà a trovare.

La partita sta nel togliere il Viminale ad Matteo Salvini: unico Oppositore dell’asse franco/tedesco ed oggetto dell’odio dei poteri eurocratici di Berlino e Parigi e Bruxelles, dei Media e di quel PD, cui fanno comodo i previsti milioni di Subsahariani da accogliere per essere di nuovo Maggioranza;
Matteo Salvini, ai cui danni si confeziona la rozza bufala dei rubli sulla quale esige chiarezza quello stesso Partito che incassava i rubli sovietici;
Matteo Salvini che giganteggia a fronte della volgarità plateale di grotteschi Giacobini e di amebe evocanti Paul Cinelli;
Matteo Salvini ostile ai Giudici avocanti a se stessi la pretesa di amministrare la Politica dell’Immigrazione;
Matteo Salvini che prova a contrastare ogni sorta di abominio impostoci da una Sinistra forcaiola e squalificata;
Matteo Salvini che fa paura ai Mazzettari di Regime e ai Nani del Barnum di Sinistra.

La Sinistra di un impresentabile Fico che, mani in tasca, allarga la Festa della Repubblica ai Rom e agli Immigrati.
La Sinistra di Ivan Scalfarotto, che non va a visitare la vedova del Carabiniere Mario Circiello Rega, ma i suoi Assassini.

La Sinistra del già Sottosegretario Sandro Gozi, la cui scelta di porsi al servizio dell’ antitaliano Macron è inquietante quanto i silenzi sui compensi e sul ruolo svolto nel perdurare dei negoziati Roma/Parigi, mentre era parte della squadra di Renzi e Gentiloni.

La Sinistra di un Buffone che voleva abolire il Senato prima di diventare Senatore; che prometteva di lasciare la Politica se avesse perso il Referendum; che ha governato da abusivo per cinque anni, sulla base di un accordo parlamentare, pur avendo millantato il rifiuto di un incarico non transitato per le urne.

Nell’attesa delle decisioni istituzionali, però, godiamoci l’ilarità sollevata dalle mises imbarazzanti della Ministra Peace&love Elisabetta Trenta; dalla boutade estiva della Senatrice Loredana de Petris, che propone il disarmo delle Forze Armate, e dalla espressione sempre più stolida del Bibbitaro nazionale, vagheggiante il Premierato.

Al centro: Monica Cirinnà, il cui triviale gesto indirizzato a Salvini omologa il Palazzo ad una sordida bettola.
Agli Italiani e alle Italiane disattenti, un appello: mettano nelle vicende che ci ammorbano lo stesso impegno ed interesse versati nel calcio e/o nell’ascolto delle vaiasse delle reti nazionali.

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