Bologna – âIl radicalismo islamico è un problema fuori e dentro gli istituti penitenziari. Il caso avvenuto alla casa circondariale della Dozza, a Bologna, è esemplificativo. Lo stesso individuo che domenica scorsa a Casalecchio di Reno aveva dato in escandescenze al grido di âAllah Akhbarâ, ristretto in carcere, ha ripetuto il copione, inneggiando ad Allah e aggredendo fisicamente alcuni agenti, uno dei quali è stato costretto a ricorrere alle cure ospedaliere. Oltre a augurare pronta guarigione allâagente ferito, non possiamo che evidenziare quanto sia indispensabile lâattivitĂ di vigilanza da parte della Polizia penitenziaria su fenomeni di contiguitĂ con ideologie jihadiste, proselitismo, radicalizzazione e di reclutamento tra i detenutiâ.
Lo affermano in una nota congiunta il sottosegretario alla Giustizia, on. Jacopo Morrone, e il consigliere regionale della Lega, Daniele Marchetti.
âNon è un mistero che lâelevato flusso migratorio degli ultimi anni ha avuto come conseguenza una cospicua presenza di detenuti stranieri negli istituti carcerari italiani. Al 30 giugno 2019, secondo i dati ufficiali, su 60.509 detenuti presenti, quelli di origine straniera erano 20.263, 13.550 dei quali provenienti da paesi tradizionalmente di religione musulmana. Sul totale dei detenuti presenti, il 5 per cento circa (8.228) avrebbe dichiarato di praticare la religione musulmana (45 convertiti in carcere) e lâ11, 99% di questi sarebbe ristretto in istituti dellâEmilia Romagna e Marche. Naturalmente nessuno afferma che tutti siano a rischio radicalizzazione, ma è evidente che per la sicurezza del paese, in considerazione dellâinnalzamento della minaccia terroristica segnalata dallâintelligence, è indispensabile analizzare e sorvegliare preventivamente lâeventuale instaurazione del fenomeno. Per questo bene ha fatto il Dipartimento dellâamministrazione penitenziaria ad adottare misure di vigilanza, sempre nel rispetto della riservatezza dei dati sensibili. In Emilia Romagna si starebbe monitorando in particolare il cinque per cento dei detenuti considerato a rischioâ.
Marchetti ricorda, in particolare che il documentario intitolato âDustur (Costituzione)â, del 2016 promosso dalla ex Garante regionale per i detenuti, raccontava tramite testimonianze di ex detenuti della Dozza di Bologna la vita all’ interno del carcere. Uno dei protagonisti di questo documentario, per mezzo stampa, raccontava come nel 2012, quando il terremoto colpĂŹ l’Emilia, alcuni carcerati avrebbero esultato al grido âAllah Akhbarâ avendo interpretato la scossa come un segnale di giustizia divina contro gli infedeli. Il fenomeno quindi non è nuovo ed è per questo indispensabile tenere alta la guardiaâ.